di Federico Battaglia
La mattina del 6 dicembre 1917 si verificò la più potente esplosione di origine artificiale prima dell’era nucleare. La tragedia, che causò duemila morti, ebbe luogo ad Halifax, città canadese affacciata sull’Oceano Atlantico. Per diversi giorni la stampa locale pensò che il disastro fosse stato causato da un attacco tedesco. La Prima guerra mondiale infuriava e il Canada, in quanto membro del Commonwealth britannico, era pienamente coinvolto nel conflitto. In molti erano certi che un U-Boot tedesco fosse penetrato nel canale del porto, dopo aver superato le reti anti-sommergibile, e avesse colpito le navi ormeggiate. L’inchiesta che ne seguì, tuttavia, dimostrò il contrario, classificando l’esplosione come un “fatto non intenzionale”. Ma quali furono le cause? Perché le autorità giudiziarie non condannarono nessuno?
La ricostruzione degli eventi da parte degli investigatori venne fatta iniziare intorno alle sei del mattino. Il porto di Halifax, in quel momento, si presentava estremamente trafficato da navi mercantili. Una situazione, questa, che perdurava dallo scoppio della guerra. La cittadina di Halifax era il principale scalo marittimo per il traffico militare con l’Europa. Dalle sue acque partivano convogli di soldati e di armamenti, diretti al fronte occidentale. L’inaspettato prolungarsi dei combattimenti provocò, irrimediabilmente, un sovraffollamento navale nell’area. Il porto, costruito per sopportare un limitato traffico navale, non poteva ospitare l’enorme naviglio alleato. Le imbarcazioni cominciarono ad avere problemi di manovra e si rischiò più volte la collisione. Collisione che nessuno riuscì ad evitare il 6 dicembre 1917.
Tra le navi che stazionavano al molo quella mattina c’era la S. S. Mont Blanc, salpata qualche giorno prima da New York con un carico di materiali esplosivi di circa 2700 tonnellate. Il capitano, violando la normativa sul traffico navale militare, aveva deciso di ammainare la bandiera di identificazione per non essere bersagliato dai sommergibili tedeschi. La nave francese, infatti, stava per raggiungere un convoglio in partenza per l’Europa. Dopo aver mollato gli ormeggi, si diresse verso l’uscita del porto. Lo stretto di mare che conduceva all’Atlantico era di larghezza ridotta e, dalla direzione opposta, procedevano parecchie imbarcazioni, tra cui il cargo norvegese S. S. Imo, inviato ad Halifax per caricare rifornimenti destinati al Belgio occupato.
Alle otto e quarantacinque, dopo una serie di manovre fallite a causa di un’errata comunicazione tra gli equipaggi, le due navi entrarono in collisione. Si aprì una grossa falla nello scafo della Mont Blanc, colpita duramente dalla Imo, totalmente ignara del carico esplosivo che trasportava. Dallo squarcio fuoriuscì una grandissima quantità di benzina che invase anche il ponte della nave. Mentre la Imo tentava di arretrare per staccarsi, si sviluppò un pericoloso incendio che invase tutta la nave francese. Il capitano, consapevole di non poter far nulla per recuperare l’imbarcazione, ordinò l’evacuazione. La Mont Blanc si trasformò, così, in una nave fantasma completamente alla deriva e con un devastante incendio a bordo.
Alcune navi militari presenti nella rada cercarono di soccorrerla e di spegnere l’incendio ma non ci fu nulla da fare. Nel frattempo, la corrente marina aveva spinto la Mont Blanc in direzione dell’area portuale di Halifax, trascinandola verso il molo numero sei. Le fiamme raggiunsero la banchina, incendiando anche uno dei magazzini che si trovava nelle vicinanze. Nonostante l’intervento di tutte le squadre antincendio locali, il fuoco continuò ad aumentare. I cittadini, resosi conto dell’intenso fumo che proveniva dal porto, accorsero sul posto per assistere all’evolversi della situazione. Alle ore nove e cinque, la temperatura dell’incendio raggiunse il livello critico, facendo detonare in un colpo solo tutto il materiale esplosivo contenuto nella stiva della Mont Blanc (tritolo e acido picrico). La potenza dell’urto venne calcolata in tre chilotoni, dieci in meno rispetto a quelli sprigionati dalla bomba atomica a Nagasaki.
L’esplosione polverizzò completamente la Mont Blanc e rase al suolo qualsiasi costruzione si trovasse nel raggio di un chilometro e mezzo. La maggior parte dei quartieri a nord di Halifax vennero distrutti, soltanto le strutture in cemento si salvarono. Circa duemila persone furono uccise sul colpo, una cifra che sconvolse l’opinione pubblica canadese. Immediato fu l’intervento dei soccorsi che trovarono una situazione drammatica da affrontare, sicuramente non agevolata dalle pesanti bufere di neve che investirono in seguito la città. Furono allestite delle tende per mettere al sicuro i sopravvissuti e si cercarono i dispersi.
La S. S. Imo venne ritrovata sulle rive di Dartmouth. Lo tsunami creato dall’esplosione aveva spinto la nave verso l’altra sponda del canale, uccidendo tutto l’equipaggio. Il rinvenimento più inquietante, però, si ebbe qualche giorno dopo, quando dei passanti trovarono una parte dell’ancora della Mont Blanc. Il pezzo, pesante cinquecento chilogrammi, era atterrato in un parco a quattro chilometri di distanza da Halifax. La scoperta turbò ulteriormente le autorità che ancora faticavano a capire la gravità dei fatti di Halifax.
Per un breve lasso di tempo, si tenne in considerazione l’ipotesi di un possibile attacco tedesco alla città canadese. Il timore che nell’area fossero all’opera squadre di sabotatori nemiche fu talmente grande che diversi cittadini di origine tedesca sopravvissuti all’esplosione furono arrestati e incarcerati con l’accusa di spionaggio. Fortunatamente, le inchieste successive non trovarono alcuna prova di un loro coinvolgimento durante l’esplosione. Nemmeno il capitano della S.S. Mont Blanc e il responsabile della navigazione del porto furono giudicati colpevoli.
L’eco del dramma di Halifax arrivò anche in Europa, mentre erano in corso i combattimenti. La Grande guerra stava imperversando da anni, con parecchie perdite tra i soldati e anche tra i civili. Tra questi vennero inclusi anche i duemila cittadini canadesi. Non ci fu nessun attacco da parte della Germania, non venne sparato nessun colpo di pistola. Tuttavia, si decise di considerarli comunque come vittime della guerra. Ad Halifax transitavano esplosivi, proiettili di grosso calibro, mine navali, il rischio di avere un incidente era costantemente alto. Una cosa che poi sarebbe accaduta e che avrebbe creato una potenza distruttrice, seconda solo a quella della bomba atomica.