Particularia

Alfred Eisenstaedt: come la fotografia diventa icona

di Roberta Giannì

Quella del bacio tra un marinaio e un’infermiera è una delle fotografie più note al mondo. Al centro di uno sfondo urbano fatto di cemento, alti palazzi, cartelloni pubblicitari e gente in festa, si stagliano i due protagonisti principali dello scatto, un’infermiera dal quasi accecante camice bianco, completamente travolta dal bacio del marinaio che la stringe con forza.
La foto fu scattata dal fotografo Alfred Eisenstaedt nell’agosto del 1945 a Times Square, dove la gente intorno ai due protagonisti principali è in visibile giubilo dopo aver appreso l’importante notizia della resa del Giappone nella Seconda Guerra Mondiale.

VJ-Day in Times Square – Alfred Eisenstaedt The LIFE Picture Collection/Shutterstock

Ma chi era Eisenstaedt? Che significato acquistò lo scatto a Times Square e perché oggi è inserita tra le immagini più iconiche della storia?

Alfred Eisenstaedt: dal Premio Nobel a LIFE Magazine

Eisenstaedt nacque a Dirschau, studiò all’Università di Berlino e combatté nella Prima Guerra Mondiale. L’interesse per la fotografia giunse al termine della guerra, quando decise di imparare da autodidatta la tecnica fotografica e di utilizzarla come fotogiornalista freelance, trasformandosi ben presto in un vero e proprio professionista. La sua carriera decollò a seguito del suo primo incarico, la Cerimonia del Premio Nobel a Stoccolma del 1929, data a partire dalla quale mostrò le sue doti fotografiche e il suo interesse per il fotogiornalismo e per la fotografia documentaria collaborando con importanti compagnie quali la Pacific and Atlantic Picture Agency o testate del calibro del Berliner Illustrierte Zeitung.
Era il 1935 quando approdò negli USA, dove avviò una collaborazione con importanti riviste quali Vogue, Town and Country fino all’assunzione, nel 1936 da parte di Henry Luce, nello staff della prestigiosa rivista LIFE, per cui lavorerà per quarant’anni, realizzando per la rivista ben 90 copertine.

Portrait of Alfred Eisenstaedt on assignment in Kenya, 1966. (Photo by Alfred Eisenstaedt/The LIFE Picture Collection © Meredith Corporation)

“Trovare e catturare il momento della narrazione”. Era questo a cui pensava impugnando la sua macchina e osservando il mondo intorno a sé: un mondo che in quegli anni mostrava giovani soldati in partenza per la guerra che si scambiavano teneri abbracci e baci con le loro mogli venute a salutarli, oppure persone comuni riprese nel loro ambiente quotidiano, come le tre ballerine dai candidi tutù che osservano concentrate il ragazzo intento a suonare il pianoforte nero, quasi completamente da loro nascosto, o ancora la madre dallo sguardo triste e provato, che regge il suo bambino in quello che sembra un cumulo di macerie. E come non menzionare gli splendidi ritratti di personaggi di alto profilo come la bellissima Marylin Monroe, il serioso Albert Einstein, la spigliata Claudia Cardinale e la semplicissima e spontanea foto di famiglia del Presidente Clinton con la moglie Hillary e la figlia Chelsea.

“Vedere la vita, vedere il mondo”. La nascita del fotogiornalismo

Quando si parla di fotogiornalismo, per ben comprendere il significato di questa pratica fotografica ampiamente utilizzata nei primi del Novecento, si può operare un confronto con la successiva fotografia documentaria. Entrambe infatti hanno l’obiettivo comune di raccontare, in maniera oggettiva e senza particolari attenzioni all’artisticità di un’immagine, gli eventi che accadono nel mondo, siano essi legati alla povertà delle masse, alle guerre, allo sfruttamento o semplice quotidianità. Una sottile differenza tra le due è la particolare attenzione che viene data dal fotogiornalismo ad immagini pubblicate nel contesto del racconto di eventi accaduti di recente, immagini che rappresentano in maniera accurata e fedele la realtà e che si relazionano ad altri elementi della notizia per meglio coinvolgere l’osservatore. In breve, un oggettivo racconto della realtà che il fotogiornalista vede attraverso la macchina. Roger Fenton e Mathew Brady sono solo alcuni dei primi che si cimentarono nel fotogiornalismo, con le loro spedizioni nei territori di guerra in cui, muniti di più lastre e, nel caso di Fenton, di una camera oscura mobile, realizzavano i primi racconti visivi dei soldati al fronte.

Nel Novecento finalmente ben si consolida il rapporto tra immagine e stampa. Le innovazioni tecnologiche portano alla nascita della stampa come rotativa di immagini e testi fotograficamente incisi su cilindri: i giornali, dunque, sono in grado di diffondere immagini d’attualità di soddisfacente qualità e si afferma definitivamente la figura del reporter, il fotogiornalista come lo intendiamo oggi. Il reporter ha questa grande abilità e la temerarietà di racchiudere in immagini insolite ma di grande significato istanti di vita vissuta, l’attimo di un qualcosa accaduto in un preciso momento, qualcosa che nel momento successivo potrebbe andare perduto.  

Per vedere la vita, per vedere il mondo, essere testimoni dei grandi avvenimenti, osservare il viso dei poveri e i gesti dei superbi; per vedere cose strane: macchine, eserciti, moltitudini, ombre nella giungla; per vedere cose lontane migliaia di chilometri; nascoste dietro muri e all’interno delle stanze, cose che diventeranno pericolose, donne amate dagli uomini, e tanti bambini; per vedere e avere il piacere di vedere, vedere e stupirsi, vedere e istruirsi».
È con queste parole che Henry Luce presenta agli Stati Uniti il primo numero della rivista LIFE, il 23 novembre 1936. Con cadenza settimanale, la rivista ricercava proprio nel fotogiornalismo le immagini del nuovo secolo da mostrare ai suoi lettori. LIFE ha di fatto riassunto attraverso gli occhi dei suoi fotografi i più grandi eventi storici del Novecento, dagli anni della Depressione alla Seconda Guerra Mondiale e al Vietnam. Lo stile di questi fotografi era inconfondibile: vedere coi loro occhi la realtà, congelarla in uno scatto attraverso l’obiettivo, renderla un’immagine di grande significato per il pubblico.

Il bacio di Eisenstaedt: simbolo d’amore o di libertà?

Essendoci dunque precedentemente soffermati sulle modalità con cui soleva operare Alfred Eisenstaedt, torniamo a osservare il suo scatto a Times Square, ma stavolta con l’Occhio del fotografo. Quello che vedremo non saranno più semplicemente due persone che si baciano appassionatamente in una strada gremita di gente, ma tutto quello che vi è oltre.

Lo scatto fu denominato dal suo autore “V-J Day in Times Square”. I due, un marinaio e un’infermiera presso uno studio dentistico a Times Square, si chiamavano George Mendonsa e Greta Zimmer Friedman: quando lo scatto fu pubblicato, furono in tanti a presentarsi come i protagonisti principali e solo molto tempo dopo i giornalisti riuscirono a identificare la vera coppia.

Come raccontato dalla stessa Friedman, il loro non fu un bacio di tipo romantico: era un bacio dettato dalla felicità di essere vivi in quel giorno storicamente significativo, il Giorno della Vittoria, divenuto tale dopo l’annuncio del Presidente Truman che gli Stati Uniti, dopo la firma della resa del Giappone, erano finalmente usciti dall’incubo della guerra. Mentre era in strada, Eisenstaedt fu catturato dal gesto spontaneo del marinaio che dopo aver visto l’infermiera, la tirò a sé, e dopo averle fatto fare un casquè, la baciò al culmine della felicità. Fu l’abito bianco della donna in contrasto con quello scuro del marinaio a spingere Eisenstaedt a soffermarsi sui due, a coglierne la particolarità e a realizzare ben quattro scatti (solo uno sarà quello definitivo pubblicato dalla rivista LIFE) di un bacio destinato a divenire un’icona. 

Quando un fotografo sceglie di raccontare la realtà che lo circonda, inevitabilmente racconta la storia di qualcuno. La sua capacità di fermare in una sola immagine un intero contesto umano, sociale o storico lo porta a mettere a nudo anche le emozioni provate dai suoi soggetti, immediatamente trasmesse al pubblico che osserva, il quale in qualche modo trova sempre un modo di connettersi coi primi attraverso di esse.


Bibliografia e sitografia

Macchia, Davide (A.A. 2007/2008) Fotogiornalismo ed etica dell’immagine nella società digitalizzata. Tesi di Laurea in Etica della comunicazione, LUISS Guido Carli, relatore Paolo Scandaletti, pp. 224. [Tesi di Laurea magistrale]

https://ilfotografo.it/news/alfred-eisenstaedt-il-bacio-piu-famoso-della-storia/

https://ilfotografo.it/news/personaggi-da-ricordare-alfred-eisenstaedt/

https://www.icp.org/browse/archive/constituents/alfred-eisenstaedt?all/all/all/all/0

https://www.focus.it/cultura/curiosita/la-vera-storia-della-foto-del-bacio-a-times-square