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Animali Fantastici 3: non bastano i segreti di Silente a questa saga

di Alfonso Martino

La saga di Animali Fantastici è nata sotto il segno dei problemi, a partire dal personaggio di Grindelwald, interpretato inizialmente da Johnny Depp e sostituito in corsa dall’ottimo Mads Mikkelsen, che ha reso il villain in maniera diversa rispetto a quella di Deep e condizionando il rapporto con il Silente di Jude Law.

Da sinistra: Mads Mikkelsen (Grindelwald) e Jude Law (Silente)

Dopo il finale del precedente film, che aveva scatenato le ire di molti appassionati dell’universo letterario e cinematografico di J.K. Rowling, in questo I Segreti di Silente diretto da David Yates sono presenti numerosi momenti fan service, come ad esempio un numero maggiore di sequenze a Hogwarts con relativa colonna sonora annessa.

Eddie Redmayne (interpreta Newt Scamander)

Ciò che infastidisce di più è che gli Animali Fantastici e il Newt Scamander di Eddie Redmayne del titolo sono ancora una volta un contorno per parlare dello scontro tra Silente e Grindelwald. La scena iniziale è tra le cose migliori del film, con un flashback che fa rivivere l’ultimo incontro tra i due potenti maghi, prima amanti e infine nemici, in una sala da tè, dove Mikkelsen domina la scena con la sua eleganza e la sua freddezza, in contrasto con la passionalità e la bontà d’animo emessa da Law.

Quando il focus va alle creature magiche, come nel caso del Qilin, animale simbolo delle elezioni che riconosce gli individui puri di cuore, o le Manticore, vermi protagonisti della scena più bella del film (no spoiler), il film sembra risollevarsi ma è una sensazione momentanea, che viene affossata da archi narrativi incomprensibili (Queenie, ti vedo), tempi morti infiniti – la sequenza del treno – o da colpi di scena telefonati, come quello che riguarda Creedance e Aberforth Silente.

Le Manticore

Alcune cose positive ci sono: la recitazione degli attori, gli effetti speciali che danno un senso di magia allo spettatore, caratterizzando bene le creature da un punto di vista estetico e l’arco narrativo di Grindelwald, in cui troviamo più di un parallelismo con l’ascesa di Hitler e del nazismo, esaltato dalla bravura di Mikkelsen.