Dal fronte, lo sconosciuto

Foto di Nijwam Swargiary su Unsplash

a V. e a M., Corinto

Nicolò Errico

Nel freddo scottante di febbraio
o nel caldo metallico di fine agosto
non ho trovato coraggio
non ho trovato spirito
non ho trovato niente
di me.
Non ho conosciuto nulla
lì fuori, oltre il filo spinato,
di me.
Non sento che dolore
tra la folla di mani
che tira e vigorosamente afferra
le briciole che diamo.
No, nessun ideale
tanto meno l’umiltà
mi ha portato nella polvere.
Lo ha fatto per me la sorte
che nel suo corso imprevedibile 
mi ha spinto avanti 
come un tronco abbattuto nel fiume.
Nessuno ha avuto risposte
di fronte ai corpi 
che vivi ancora
essiccano come foglie appassite
all’ombra di ripari soffocanti.
Le braccia intrecciate
nel tentativo di strappare
un alito di vita
mi ricoprono
un tetto di anime senza riposo
che urlano e gridano
o silenziosamente esalano 
le loro domande
verso l’alto.
E come uno stretto respiro
guardo al cielo
interrotto dal fumo
di plastica e copertoni incendiati.
Mi aggrappo 
a pochi pensieri
per respirare
e ritorno ovunque
per non perdermi
ritorno, magari, a Venezia,
ritorno, magari, ad un volto gentile
magari a quello di un amico
o magari a quello della sua amica
ritorno 
a quella sensazione di leggerezza
che ci dà parlare con una sconosciuta.
E sconosciuti ci siamo incontrati
e sconosciuti ci siamo seduti
sul bordo di un molo 
di fronte alla notte 
riflessa nel Canal Grande
e sconosciuti, ricordi?, abbiamo
condiviso i Foo Fighters, le serie TV,
i racconti dell’università,
la mia scoperta della vita 
in quella città sospesa nell’incanto.
È stato bello, sconosciuti,
essere presente 
ad una cena nella tua casa.
È stato bello
sentire la tua risata,
accogliente anche per me,
uno sconosciuto. 
E vederti pizzicata
dalle battute di sguardi amici
e vedere
il sorriso
finora nascosto
nell’arco morbido delle guance 
aprirsi  come una piccola finestra
tra le tende castane di quei capelli
che lasciano passare così
un raggio debole, sottile
di luce
nei miei ricordi confusi. 
Io allora torno sconosciuto
in queste immagini lontane
e da sconosciuto
ti scrivo, da sconosciuto
mi permetto di pensare
a te
e agli altri sconosciuti
che ho conosciuto
e che senza saperlo
mi hanno dato un po’ di luce.
Da sconosciuto
mi aggrappo a qualsiasi cosa
che assomigli alla tenerezza
per non dimenticarmi.
Poi ritorno
lontano
dentro un campo,
sconosciuto
che dà briciole.