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di Andrea Viviani
Mi presero
per un matto.
Tornai così
come ero partito,
forse un po’ più grasso.
I figli,
rispettosi delle madri,
mi presero a sassate.
Il padrone decise di mandarci alla guerra
e penso avesse intenzione di fottersi le
tante mogli.
Ci chiamarono tutti
nella piazza centrale.
A me vennero
a cacciarmi di casa.
Ci tirarono
per la marcia,
che gli altri
occupavano
a farsi scherzi
e sberleffi.
Io vi tornai
così come ero partito.
Forse un po’ più sporco
e un po’ più grasso.
Si appostarono con ordine
nelle fosse,
belli allegri.
E le poche giornate
le passarono a schernirsi
e a spararsi per trincee.
Si faceva a gara
e tutti
ne uscirono vincitori,
tranne me
che tornai
bello grasso.
I bordelli mi negarono
l’ingresso.
Il sovrano venne di persona
a cercare di sopprimermi.
Ma arrivò un ceffone al
sovrano
e allora decisero tutti di
esiliarmi
e nessun regno mi accettò
più.
Cosicché i sovrani
di ogni altro
poterono fottere
tranquillamente
le tante mogli
dei tanti mariti
orgogliose
della loro morte.