Thiago Castanho de Carvalho @antologiaagreste

Foto di Riccardo Chiarini su Unsplash

a cura di Ruben Alfieri

Thiago Castanho de Carvalho è un giornalista freelance e sociologo nato nella città di Rio de Janeiro. Di recente si è però trasferito nella zona montuosa intorno alla città, vicino al comune Petrópolis, dove collabora con l’organizzazione locale per la difesa dei diritti umani nel progetto di scambio culturale tra i nativi Guaranis e la gente povera della comunità.
Ha pubblicato un romanzo intitolato O paradeiro do Poeta, una sorta di noir in cui un giornalista impegnato a investigare sulla misteriosa scomparsa di un poeta durante gli anni ’70 ritrova analogie tra la condizione dittatoriale dell’epoca e l’incremento dell’autoritarismo del governo brasiliano contemporaneo.

Scrive poesie dall’inizio del 2000, ispirandosi alla poesia classica cinese, all’haiku e alle forme tradizionali trobadoriche del nord-est del Brasile.
Da sempre interessato ai problemi ambientali e alla condizione dei nativi brasiliani, tramite i suoi haiku rivela il legame sentimentale ed empirico che collega uomo e natura. L’uomo riesce a sentirsi nella natura e a riconoscersi al di fuori di essa, confrontandosi come in uno specchio.

Abelhas pretas 
Flores e eu –
Sob o mesmo sol

Api nere
Fiori e io –
sotto lo stesso sole

“La tecnica haiku Kurumi propone un tipo di poesia lieve, un lampo, quasi una fotografia. Sembrano “puri”, perché sembrano non essere toccati dalla soggettività dell’autore, sebbene contengano temi e sensazioni che fuggono dall’obbiettività.”

É coisa boa
ouvir da cachoeira
rugido de leoa

È incantevole
ascoltare dalla cascata
il ruggito della leonessa.

“La parola coisa non è vista di buon occhio dalla letteratura alta, per la sua natura informale e generica. Usandola, l’haiku rende naturale il fatto che il rumore della cascata possa provenire dal ruggito di una leonessa.”

Final de tarde.
pelas horas, o dia
segue viagem.

Fine del pomeriggio.
per le ore, il giorno
continua a viaggiare.

“Il turismo di massa e la diffusione della necessità di viaggiare, quasi come fosse una ricompensa personale, annulla il presente. Essere nel mondo significa muoversi con esso. Vivere il presente, e quindi appartenere alla propria giornata, permette di accompagnare il passar delle ore.”