EDITORIALE n.22

Foto di Dzenina Lukac da Pexels

a cura di Renato De Capua

Agisci in modo da trattare l’umanità sia nella tua persona
sia in quella di ogni altro, sempre anche come fine
e mai semplicemente come mezzo.

Immanuel Kant

Clinamen – un passo oltre il confinegiunge al suo XXII numero. L’edizione che prelude al Natale e alle feste, è sempre emozionante, carica di significati ulteriori, perché un’opportunità di riflessione e di bilancio.

In quest’anno siamo cresciuti numericamente, in termini di attività e di contenuti; e ancora negli impegni e nella comunità di attivi studiosi che animano, con il loro lavoro, questa realtà, che diviene, cambia, racconta. “Clinamen” è un progetto partito tre anni fa con l’essere una rivista letteraria monotematica; attorno a un tema  scelto dalla redazione, gli scriventi erano invitati a presentare un articolo; successivamente alla rigidità della scelta dell’argomento, si è preferiti passare a una nuova fase di apertura e di allargamento degli orizzonti con l’introduzione delle sezioni e della seconda parte integrante il titolo, “un passo oltre il confine”. Ora c’è da chiedersi: “Cosa ci riserverà il futuro?”. Il tempo e le nostre azioni, tese al miglioramento e all’ampliamento del nostro progetto, ci daranno la risposta.

Le parole di Kant poste in limine a questo breve scritto, hanno la funzione di ricordarci un’esigenza che noi tutti dovremmo avvertire: fare delle nostre azioni un fine e mai un mezzo, in modo che l’altro non venga mai escluso dal dialogo, dal confronto costruttivo, dalle occasioni edificanti che le parole e l’impegno di ogni genere possono offrire.

Il mio pensiero e quello della redazione di “Clinamen – un passo oltre il confine” è vicino a tutti coloro che stanno attraversando un momento difficile; a chi, in queste feste, sarà lontano dalla propria famiglia per lavoro o per motivi legati allo stato di salute. A loro, il nostro più sincero augurio!

L’attualità ci dimostra costantemente quanto sia importante la scelta delle parole con cui comunichiamo.
È il 12 dicembre 2021 quando a Ravanusa, in provincia di Agrigento, una fuga di gas provoca il crollo di alcune palazzine. Fra le vittime c’è anche un docente di storia e filosofia, Pietro Carmina, andato in pensione nel 2018.
Proprio in quell’occasione ebbe modo di scrivere una lettera di congedo ai suoi alunni, quasi un testamento spirituale. Le sue parole sono echeggiate attraverso i social, i notiziari, i giornali. Il suo messaggio si rivolge ai ragazzi, in particolare, ma possiamo tutti coglierne una parte: l’impegno deve essere collettivo, mai unilaterale. I giovani devono studiare, “azzannare la vita”, ricordarsi di non essere soltanto il futuro ma anche il presente, che pone le basi giuste per determinare i giorni che verranno. Le parole del Professore ben si ricollegano al messaggio di Kant: fare della propria vita una missione, contribuendo all’edificazione di una società più giusta, senza strumentalizzare gli eventi in maniera tendenziosa.
Riporto il testo della lettera del prof. Pietro Carmina e mi piace pensare che noi tutti vi rifletteremo silenziosamente, con cordoglio e rispetto:

“Ai miei ragazzi, di ieri e di oggi.
Ho appena chiuso il registro di classe. Per l’ultima volta. In attesa che la campanella liberatoria li faccia sciamare verso le vacanze, mi ritrovo a guardare i ragazzi che ho davanti. E, come in un fantasioso caleidoscopio, dietro i loro volti ne scorgo altri, tantissimi, centinaia, tutti quelli che ho incrociato in questi ultimi miei 43 anni.
Vorrei che sapeste che una delle mie felicità consiste nel sentirmi ricordato. Ma una delle mie gioie è sapervi affermati nella vita; una delle mie soddisfazioni la coscienza e la consapevolezza di avere tentato di insegnarvi che la vita non è un gratta e vinci: la vita si abbranca, si azzanna, si conquista. Ho imparato qualcosa da ciascuno di voi, e da tutti la gioia di vivere, la vitalità, il dinamismo, l’entusiasmo, la voglia di lottare.
Usate le parole che vi ho insegnato per difendervi e per difendere chi quelle parole non le ha. Non siate spettatori ma protagonisti della storia che vivete oggi: infilatevi dentro, sporcatevi le mani, mordetela la vita, non “adattatevi”, impegnatevi, non rinunciate mai a perseguire le vostre mete, anche le più ambiziose, caricatevi sulle spalle chi non ce la fa: voi non siete il futuro, siete il presente.
Il pullman è arrivato. Io mi fermo qui. A voi, buon viaggio”.

La metafora della vita come viaggio, forse è quella che più evade dal suo piano astratto e metafisico, per farsi concretezza, immagine sensibile della nostra percezione

A noi che continuiamo a viaggiare, a perseguire gli impegni presi, a rincorrere nuovi sogni e obiettivi; a infrangere i nostri occhi nel sole del nuovo anno nascente, auguro di non perdere mai la speranza di poter migliorare noi stessi e chi ci circonda, attraverso il dono di noi stessi e delle parole giuste.

“Clinamen- un passo oltre il confine” e la sua redazione vi augura BUONE FESTE!