EDITORIALE n.24

Foto di Etienne Girardet su Unsplash

a cura di Renato De Capua

Verba volant, scripta manent.

Spesso intorno a noi accadono storie che colpiscono la nostra attenzione.
Ogni nostra azione è mossa da una parola o da una serie di parole che aggregandosi o disgregandosi, danno vita al nostro vissuto.
Capita poi che le parole giuste si debbano andare a cercare oppure che si vogliano recuperare dall’oblio.
Da questa premessa, introduciamo la storia di una madre S.B., che ha chiesto di poter recuperare un tema scritto dalla figlia, poco prima della sua scomparsa a causa di un tumore osseo.

Il tema che S. sta cercando di ottenere da una scuola della città è quello delle prove di ammissione alla terza media, sostenute da E., la figlia maggiore, come privatista nel maggio del 2018.
La ragazza è stata colpita a 12 anni da un osteosarcoma, tumore primario dell’osso, e se ne è andata diciassette mesi dopo, a settembre 2018; poco più di tre mesi prima, provata dalla malattia, sotto pesanti antidolorifici e con le stampelle, aveva sostenuto lo scritto di italiano.
Poi nel 2020 la madre ha cominciato a pensare a quell’ultimo tema e ha scritto una prima mail alla scuola per provare a ottenerlo, nessuna risposta.
Non sappiamo come si concluderà questa storia, né se S. riuscirà a leggere quelle parole, come auspichiamo possa accadere.
Certo è che sarebbe giusto far riavere a questa madre una parte importante di sua figlia; oltre alla scrittura come segno grafico, vi è sempre l’anima dello scrivente, che non deve essere dimenticata.
Le parole volano, ma le tracce scritte rimangono, come ammonisce il celebre detto latino. Da qui l’importanza della parola: portatrice di messaggi universali; speranza e attesa di una madre.