Gigi Proietti, un vero maestro della risata.

Camilla Russo

Potrei esserti amico in un minuto, ma se nun sai ride mi allontano. Chi non sa ride, mi insospettisce.”

Nato a Roma il 2 novembre 1940, Gigi Proietti è stato senza dubbio uno dei massimi esponenti della storia del teatro italiano. Dedicò la sua vita alla musica e all’arte fin dalla giovinezza e la sua passione per il teatro nacque durante gli anni universitari.

I miei ci tenevano alla laurea, io studiavo, si fa per dire, Giurisprudenza, ma la sera mi esibivo. Poi il mio amico Lello, che suonava nella nostra band, una sera viene a vedermi e mi dice: ‘Devi fare questo’. Ho capito che recitare mi piaceva tantissimo, è diventata la mia vita.”

Così nel 1963 mosse ufficialmente i primi passi sui palchi teatrali con il suo debutto, grazie a quel “teatro-cabaret”, in “Can Can degli Italiani”, e dalla fine degli anni Sessanta, con lo sceneggiato “I grandi camaleonti”, iniziò anche il suo percorso televisivo.

Nel 1970 dimostrò il suo genio artistico nel musical “Alleluja brava gente” e nel 1976 la sua vera consacrazione come grande attore grazie al celebre “Febbre da cavallo”.
Da quel momento la sua vita sarà costellata da innumerevoli successi: dotato di un talento poliedrico, nella sua carriera vestì i panni di comico, cabarettista, conduttore televisivo, regista, cantante e direttore artistico.
Negli anni approdò anche in un ambito più tecnico come quello del doppiaggio, dando la sua voce ad attori come Robert De Niro, Richard Burton, Dustin Hoffman, Charlton Heston, Marlon Brando, Sylvester Stallone e anche al genio del film Disney Aladdin nel 1992.

Proietti fu allo stesso modo protagonista di diverse serie televisive di successo, prima fra tutte la serie RaiIl maresciallo Rocca“, iniziata nel 1996.

In più di mezzo secolo di attività in scena e sul set ha collezionato 33 fiction, 42 film, 51 spettacoli teatrali di cui 37 da regista, oltre ad aver registrato 10 album come solista e diretto 8 opere liriche.
Ripercorrendo e ricostruendo la sua vita sembra quasi assurdo immaginarlo agli esordi, quando cantava e si esibiva in alcuni locali dell’Aurelio, come una persona scossa da dubbi e ripensamenti comuni circa il suo futuro:

Spostavo la tenda per guardare il pubblico e, in una nuvola di fumo, scorgevo dei bicipiti ben tatuati, allora appannaggio solo di chi aveva salito i tre scalini di Regina Coeli. Una sera uscii titubante per cantare una canzone. Ma per inesperienza feci una cosa che a Roma non devi mai fare, specie in situazioni simili: feci una pausa. Così alla fine di una frase che cantavo assorto:…M’hanno carcerato” uno dal pubblico, senza fare una piega, disse solo una parola, solo una: ‘Poco…’.
Pensai di smetterla lì, di mollare la chitarra e di mettermi a fare altro.”

Non smise, per fortuna.
Un artista a 360 gradi, semplicemente geniale e istrionico, ci ha lasciati ieri, 2 novembre, nel giorno del suo ottantesimo compleanno.
Dalle variazioni sui sonetti del Belli fino all’ideazione di un teatro shakespeariano dentro Villa Borghese, non è di certo possibile ritrovare in altri personaggi il talento che lo caratterizzava e che gli ha permesso di regalare così tante emozioni e ricordi al popolo italiano, ma soprattutto a Roma.
Proietti nutrì un amore indissolubile e profondo per la sua città: capace di incarnare a pieno lo spirito, la lingua dei romani e la loro indole, rispecchiando quei tempi espressivi ed un carattere che conosceva bene, perché lo custodiva consapevolmente dentro di sé, da sempre.
Le sue performance ci hanno incantato, stupito e meravigliato, grazie a quella rinomata simpatia popolare romana, con cui pochi altri prima di lui avevano saputo destreggiarsi.

Popolare e colto, spiritoso e sensibile, Proietti era un magnifico raccontatore, un acrobata di mille caratteri, che amava il suo pubblico.”

Walter Veltroni