“Clinamen- un passo oltre il confine” incontra il Collettivo AFRODITE

a cura di Nicolò Errico

Afrodite è un’associazione impegnata sul tema dell’inclusione della Comunità LGBTQIA+ nella provincia di Teramo, Abruzzo. Si presenta al pubblico in occasione della manifestazione organizzata per protestare contro la bocciatura del DDL Zan il 6 Novembre 2021. Per citare l’associazione stessa, lo scopo di Afrodite è “quello di sensibilizzare la popolazione riguardo i diritti della comunità LGBTQIA+, femminismo intersezionale, lotta all’omolesbobitransfobia, al bullismo al razzismo. Creare una rete di sicurezza per tutte le persone appartenenti alla comunità in modo che nessunə debba avere paura di esprimere se stessə”.

Raccontatemi del vostro inizio. Dove è nato il bisogno di creare una realtà come l’associazione Afrodite?

Afrodite è nata dal magico connubio di due persone che hanno vissuto diversi anni fuori dall’Italia e in realtà più grandi di Teramo, e una Teramana DOC. Quando ci siamo conosciute e ci siamo confrontate sulle nostre esperienze di vita come persone queer abbiamo deciso di intraprendere questa avventura, far nascere a Teramo qualcosa che non si era mai visto: inizialmente un collettivo, poi un’associazione, di persone apertamente appartenenti alla comunità, per dimostrare a chi vive nella paura, nel pregiudizio, che le persone gay, lesbiche, trans, e chi più ne ha più ne metta non hanno niente di diverso da chiunque altro, e possono vivere una vita serena e realizzata alla luce del sole. Abbiamo deciso di unirci sotto il nome di Afrodite, dea dell’amore, perché è l’amore l’unica cosa che conta.

Riprendo dalla vostra descrizione: “Afrodite si pone tra gli obiettivi maggiori, quello di creare una rete di supporto e sostegno per tuttə e che veda attivamente protagonista la comunità, una nuova realtà aperta e libera, un canale di informazione apartitico ove poter conoscersi, avvicinarsi e confrontarsi.” Da associazione impegnata sul tema dell’inclusione, come siete statə accoltə dal territorio di Teramo della sua provincia? Avete visto la comunità locale attivarsi sul tema? O avete incontrato ostilità?

Sorprendentemente l’accoglienza che abbiamo ricevuto è stata straordinaria. È evidente che ci fosse un gran bisogno, che qualcunə facesse il primo passo. Persone di tutte le età, sia appartenenti alla comunità che alleati, hanno deciso di supportare l’associazione tesserandosi e/o prendendo parte attiva nella creazione di contenuti per i nostri social, nell’organizzazione di eventi, mettendosi a disposizione della causa. Abbiamo ricevuto sostegno anche dalle altre associazioni locali e anche dall’amministrazione comunale, fin dal primo momento, è questo per noi è molto importante

Ci piacerebbe sapere come l’associazione Afrodite cerca di raggiungere il suo obiettivo di sensibilizzazione sui temi legati alla Comunità LGBTQIA+. Quali sono state alcune delle attività più impegnative che avete affrontato?

Dopo la manifestazione contro l’affossamento del DDL Zan purtroppo, a causa delle normative anti-Covid, non abbiamo potuto essere attivə sul territorio “di persona” e per questo ci siamo mossə sui social facendo informazione e formazione su tematiche importanti per la comunità, partendo dalla base (ad esempio differenza tra orientamento sessuale e identità di genere) passando poi ad argomenti meno noti ma tuttavia importantissimi come l’intersessualità, o l’asessualità. Ci siamo occupati anche di comunità e mondo del lavoro, grassofobia e bodyshaming, educazione sessuale ecc. a cadenza bisettimanale abbiamo tenuto delle live in cui intervistavamo persone esperte dell’argomento discusso in quella settimana sui social. Trovate tutto sulla nostra pagina Instagram @afrodite_associazione. In estate poi abbiamo coronato il nostro sogno: organizzare un festival queer, che in maniera apertamente irriverente abbiamo deciso di chiamare “Contronatura Fest”. Nelle settimane precedenti all’evento quando la notizia ha cominciato a girare sui giornali e sui social fuori dalla nostra solita “rete” abbiamo ricevuto odio, offese, minacce e via dicendo, come era prevedibile. Ma il riscontro sul territorio è stato oltre ogni possibile immaginazione. Un’ondata di amore, accoglienza, partecipazione da parte di tutte le fasce d’età, appartenenti alla comunità, alleati, amministrazione comunale, tuttə. È stata senz’altro la nostra più grande vittoria.

La politica italiana non sembra pronta ad accogliere le istanze della Comunità LGBTQIA+, come ha dimostrato la bocciatura, sotto gli applausi della destra, del DDL Zan. La società italiana invece? Cosa vi suggerisce la vostra esperienza?

La bocciatura del DDL Zan, ma soprattutto quegli applausi, sono stati un duro colpo. Che qualcuno possa aver esultato della negazione dell’estensione di quelli che sono diritti umani, alle persona della comunità, è una grave sconfitta per tuttə. Ovviamente, nonostante il riscontro positivo della popolazione teramana, c’è ancora molta strada da fare. L’obiettivo del nostro lavoro è quello di far cambiare idea alle persone che erano d’accordo con quegli applausi. Con la nostra esistenza, e condividendo le nostre difficoltà e le nostre fragilità di persone appartenenti alla comunità, speriamo di sensibilizzare anche quella parte di popolazione che pensa che non siamo meritevoli di quei diritti. È necessario ora e al più presto che il DDL Zan diventi una legge a tutti gli effetti, per tutelare le persone della comunità contro le discriminazioni e i soprusi che ogni giorno vengono consumati sotto i nostri occhi.

Asessualità, anti-binarismo di genere, femminismo intersezionale. Questi sono solo alcuni esempi del vastissimo vocabolario usato dalla letteratura transfemminista (e non solo, oggigiorno). Non sempre è facile farne comprendere il significato ad una popolazione non abituata, e spesso fuorviata, su questi termini. Come si supera, sulla base della vostra esperienza, questa sorta di barriera linguistica? E quanto, secondo voi, l’incomprensione contribuisce alla discriminazione di persone della Comunità LGBTQIA+?

Non c’è bisogno di arrivare a concetti così (apparentemente) complessi come l’asessualità, l’antibinarismo di genere o il femminismo intersezionale, molte persone fanno fatica ad accogliere anche concetti basilari come il semplice femminismo. E l’incomprensione è assolutamente la base di questo atteggiamento. Molti uomini storcono il naso al solo sentir nominare il femminismo, senza comprendere che di mondo più femminista trarrebbero beneficio anche loro. È lo stesso concetto del DDL Zan. Perché essere contrari a qualcosa che a te non toglierebbe alcun diritto e privilegio, ma semplicemente estenderebbe quegli stessi diritti e privilegi anche a chi non può goderne? La riluttanza alla partecipazione alla causa femminista non riguarda solo gli uomini purtroppo. Sono molte anche le donne che magari non con le parole, ma con le loro azioni promuovono la mentalità patriarcale, perché così è stato loro insegnato, perché così è più comodo, perché pensano di non meritare eguali diritti ed eguale trattamento. Per superare la barriera linguistica ma anche concettuale, c’è bisogno di imparare da chi ne sa più di noi, e fortunatamente tuttə abbiamo tra le mani uno strumento che ci permette potenzialmente di sapere tutto ciò che vogliamo. Noi di Afrodite facciamo la nostra parte divulgando queste informazioni sui nostri social, ma educare l’altro al rispetto vuol dire anche non temere di interrompere una conversazione per dire “questo termine non è rispettoso”, “questo discorso è sessista”, “non apprezzo l’uso di questo tipo di linguaggio”, ci risponderanno che siamo pesanti, che era solo una battuta, ci diranno di farci una risata e non prendere tutto così sul serio, ma la prossima volta ci penseranno due volte prima di parlare in un certo modo. Se nessuno le interrompe, queste persone non si renderanno mai conto di sbagliare.

Tempo fa parlai con alcunə attivistə di questa stessa provincia su temi di inclusione sociale e memoria storica. Non ho potuto non sentire qualche nota di paura per le possibilità che le loro istanze andassero avanti, si diffondessero tra i giovani così da essere portate ancora avanti. Le cittadine si svuotano, le province dell’Italia meridionale e centrale spesso sono meno recettive e dinamiche delle aree urbane. Perché, secondo voi, è importante essere presenti su territori come la provincia di Teramo, luoghi spesso lasciati indietro dallo Stato? Cosa dite a chi si sente solə nella sua lotta, e più specificatamente a chi porta avanti le istanze della Comunità LGBTQIA+ in zone che danno scarso incoraggiamento?

Anche noi la pensavamo così. È naturale pensarla così se ci si guarda in giro, la situazione pare desolante. Ma qualcosa ci ha detto di non fermarci alle apparenze, e di avere fiducia. E quando abbiamo fondato Afrodite tutto quello che abbiamo fatto è stato creare uno spazio accogliente e privo di pregiudizio, e aspettare, e restare in ascolto. E poco a poco ci siamo accortə che la provincia di Teramo non era vuota, non lo era mai stata, era invece piena di ragazzi e ragazze che avevano semplicemente paura di uscire allo scoperto, che non si sentivano al sicuro poiché avevano subito bullismo, o avevano visto altre persone subirlo. Ed è così che la nostra comunità è nata e si è allargata. Noi confidiamo molto nelle nuove generazioni. Hanno una sensibilità maggiore rispetto a come siamo statə educatə noi, nei confronti dell’ambiente, della salute mentale, delle bugie raccontate dagli adulti. Purtroppo però spesso le persone giovani non hanno gli strumenti per fare la differenza nel cambiamento. Noi siamo quello strumento, noi stiamo costruendo una piattaforma per amplificare la loro voce, per far capire a tuttə che non vogliamo più essere la minoranza di nessuno, non vogliamo più nasconderci. Le persone queer sono ovunque, esistono e sono sempre esistite. Insieme sarà più facile avere il coraggio di essere se stessə. Ed è questo quello che vorremmo dire ad altre persone che pensano di intraprendere il nostro stesso percorso e portare avanti le istanze della comunità: FATELO. Perché se nessuno lo fa, sarà un incentivo in più per le persone ad andarsene, e quella sarà la vera morte dei piccoli centri. Non è assolutamente un lavoro semplice, ma la creazione di uno spazio sicuro per le persone queer è un qualcosa che può letteralmente salvare delle vite. Speriamo che Afrodite possa ispirare tante altre piccole realtà a fare ciò che stiamo facendo noi.