Dannata 2030: intervista ad Andrea Giuliano

a cura di Roberta Giannì

Classe ’96, Andrea Giuliano è un ragazzo di Taranto, in Puglia, sua città ispiratrice. Da giovanissimo si avvicina alle teorie del complotto e alla distopia ma ben presto abbandona l’irrazionalità a favore della scienza. Oggi, dopo la laurea in Biologia, prosegue i suoi studi nel campo delle biotecnologie mediche.

Affascinato dal mondo di Internet, è suo il canale YouTube “AndreASMR” con cui si diverte a condividere le sue passioni con gli altri.

Andrea Giuliano

Andrea sa bene che le storie in cui credeva quando era piccolo non lo hanno mai abbandonato: è da qui che nasce l’idea di Dannata 2030, la sua prima opera, disponibile in versione cartacea e in eBook su Amazon.

Noi di Clinamen abbiamo voluto conoscerlo meglio attraverso alcune domande sulla sua esperienza di giovane scrittore e sul suo interessante romanzo.

Dannata 2030 è un romanzo distopico dai toni molto forti. Ti va di raccontarci un po’ di questo mondo e dei suoi personaggi?

Ahia! Dovrò stare attento a non fare spoiler. Ci provo! Allora, hai fatto bene ad usare la parola mondo, poiché il libro che ho scritto si ambienta in un pianeta che ho inventato di sana pianta. Il suo nome è Antracite e i suoi fatti si svolgono nell’anno 2030. È un mondo segretamente governato da un gruppo di individui potenti e dalle malsane abitudini… dico solo questo, strizzando l’occhio. I protagonisti principali della storia sono tre: un giovane scienziato che viene fatto prigioniero da tali persone, un’impulsiva detective sempre sull’orlo di una crisi di nervi, ed un uomo, con qualche rotella fuori posto, divorato dalla sua antica religione. I protagonisti sono costantemente inseguiti da una mano divina, che li porterà, prima o poi, ad incontrarsi in insolite circostanze, e a tentare di cambiare la società nella quale vivono. Perché la odiano tanto, ma tanto. Ce l’ho fatta? Ho risposto senza spoiler?

Direi proprio di sì, anzi hai solo stuzzicato ancora di più la nostra curiosità! A questo punto ti chiedo, perché proprio la scelta di un romanzo distopico, e che significato ha per te Dannata 2030?

Come ho scritto nella mia biografia sulla quarta di copertina – e un po’ dappertutto altrove – ho sempre provato un fascino per la distopia, non a caso il mio film preferito è V per Vendetta e le serie TV che più amo appartengono a tale genere. Quindi credo che la risposta sia semplicemente: per amore. Che significato ha per me questo libro? Beh la risposta qui diventa un po’ più strappalacrime. Da piccolo, forse perché la realtà mi cominciava già a stare stretta, mi addentrai in un tunnel di teorie del complotto, un tunnel senza fine, giuro. Credevo davvero che il mondo fosse governato da pochi uomini, cattivi e per cui il fine giustificasse sempre i mezzi – parole usate nelle prime pagine del mio libro, tra l’altro. L’idea che potessero esserci dei segreti mondiali, dei complotti così grandi, mi faceva emozionare moltissimo. Era eccitante sapere – perché all’epoca ci credevo davvero – che io ero uno dei pochi al mondo a conoscere la verità. Un bambino di dieci anni, che conosce la vera faccia della società, come poteva questo non farmi sentire speciale? Poi crescendo, ed avvicinandomi alla beata razionalità della scienza, tutto questo si è dissolto – e per fortuna aggiungo. Però ecco, quelle teorie e le sensazioni che mi davano, ce le ho ancora nel cuore, ed è per questo che le ho volute imprimere in seicento pagine di libro. In modo che quel bambino, ingenuo ma potente, rimanesse là: tra quelle righe nere su bianco.

Tu sei un giovane scrittore che ha già presentato la sua prima opera. Che tipo di percorso ti ha condotto a questo importante traguardo?

Oddio, sono un giovane scrittore! Ancora mi suona stranissimo, ma è così. Diciamo che la pandemia ha accelerato molto la stesura del libro. Ho cominciato a scriverlo alla fine del 2019 – quando il mondo era ancora prevedibile – poi da qualche mese a quella parte non si è capito più niente: incendi planetari, Donald Trump che sfiora una guerra mondiale, pandemia, lockdown, essere costretto a vivere con la mia famiglia (numerosa) h24, come non potevo non chiudermi nella stanza e scrivere di continuo? Scherzi a parte: non parlerei di percorso, piuttosto di inizio di un percorso. La passione per la scrittura ce l’ho sempre avuta, ma ecco diciamo che la volontà di scrivere un romanzo serio, mi ha portato a dare un’occhiata a qualche corso di scrittura creativa, e quelli, insieme all’esperienza che pagina dopo pagina cresceva, hanno migliorato molto il mio modo di scrivere e di progettare una trama.

Secondo la tua esperienza, cosa vuol dire per un giovane scrittore voler pubblicare e far conoscere la propria opera?

Qui cadrà un velo pietoso, ahimè. In questo bellissimo ma maledetto pianeta siamo arrivati ad essere otto miliardi. Siamo troppi, non c’è dubbio, e la competizione è davvero in ogni cosa, anche – indovina un po’ – tra i giovani autori che vogliono emergere. Nonostante le case editrici a cui ho proposto la mia opera mi abbiano silenziosamente rifiutato, io mi sono detto “Andrea: tu questo libro lo pubblichi. Punto.” Così ho fatto, grazie ad Amazon KDP. Però per spezzare una lancia a favore di questo mondo crudele, del quale anche l’editoria fa parte, credo che l’avvento della nuova editoria basata sullo scouting possa davvero fare la differenza. Io personalmente ho scelto di non utilizzarla, Amazon KDP mi sembrava più adatto a me e alle mie possibilità, ma davvero credo che sia, per gli autori emergenti, qualcosa da non sottovalutare.

Hai già progetti futuri? Pensi che Dannata 2030 sia un traguardo dove fermarsi o da cui ripartire con nuove idee?

Sì, ho progetti futuri e un entusiasmo che mi brucia dentro. Ho scritto il mio secondo romanzo (breve, questa volta non è un mattone), e ho intenzione di proporlo a concorsi letterari di una certa rilevanza. Sto scrivendo attualmente un altro libro, appartenente ancora al genere distopico (niente da fare, mi piace troppo), e ho mille idee per future opere. Per quanto riguarda Dannata 2030, ho futuri progetti anche per questo mio piccolo mondo: è probabile che ci sia un seguito, ma non diciamolo troppo ad alta voce, altrimenti gli uomini potenti – e dalle malsane abitudini – potrebbero venirlo a sapere, e boicottarmi. Altra strizzata d’occhio.

A questo punto non possiamo che ringraziarti e augurarti un buon lavoro!