Intervista a Fabrizio Caramagna

di Alessia S. Lorenzi

Oggi parliamo di Fabrizio Caramagna e del suo ultimo libro “Il numero più grande è due”. Prima pero, qualche breve nota biografica sull’autore. Fabrizio Caramagna è nato a Torino e dà di sé una bellissima definizione: “scrittore e ricercatore di meraviglie”. Molto famosi sono i suoi aforismi che impazzano sui social e sono stati tradotti in diverse lingue.
Il suo esordio, nel 2009, con la raccolta “Contagocce”, aforismi come gocce di saggezza da fruire goccia dopo goccia. Nel 2011 per i suoi aforismi ha ricevuto la menzione al Premio “Naji Naaman” che si svolge in Libano, uno dei premi letterari più importanti nel mondo arabo.
Nel 2012, è in libreria con “Linee di seta”. Dieci anni fa ha fondato il sito “Aforisticamente”, punto di riferimento, considerato uno dei siti web più importanti sull’aforisma contemporaneo.
Sempre nel 2012 nasce la collana editoriale Aforisticamente presso cui ha curato diversi volumi. Collabora inoltre con l’Associazione italiana per l’Aforisma.
A gennaio è uscito, per Mondadori, il suo ultimo libro “Il numero più grande è due”, una storia d’amore in cui la trama si compone solo di aforismi e brevi poesie.
È un romanzo poetico di cui mi sono subito innamorata. È la storia di Alberto ed Eleanor che si incontrano in un giorno di marzo e si innamorano. L’autore riesce a realizzare un canzoniere, un diario amoroso di aforismi, poesie e brevi dialoghi.
Mi ha colpito molto la dedica, insolita, diversa da tutte quelle che ho letto finora:

“ Alle ballerine del carillon innamorate della musica rock
    Ai girasoli che seguono la luna
    Ai cuori intrepidi
    Alle anime libere e selvagge”

Ho voluto riportarla, proprio per far capire la profondità di queste parole che non credo abbiano bisogno di commenti. Forse un po’ siamo tutte anime libere e selvagge e, a tratti, cuori intrepidi…

Caramagna sottolinea la grandezza del numero due, lo dice nel titolo, lo ribadisce nella trattazione del sentimento dell’amore, raccontato con delicati aforismi. La storia inizia con una bellissima frase: “Ti chiedo scusa per tutte le vite precedenti in cui non ti ho mai incontrata.”

Sì, perché l’amore nasce così, all’improvviso e senza preavvisi, così, in un giorno qualunque di un momento qualsiasi della vita, in maniera del tutto inaspettata. Un attimo e ti rendi conto che era proprio quella la persona che stavi cercando, senza saperlo, eppure è lì, a un passo da te, incontrata per caso…

Mi verrebbe di citare tanti aforismi di questo bellissimo libro, non lo faccio per non rovinare il piacere della lettura. Qualcuno però devo menzionarlo, non riesco a resistere alla tentazione.

“Il cuore non si trova nello stesso punto in ognuno di noi. / In alcuni è a pochi centimetri dall’Anima, / in altri è a pochi centimetro dall’Ego”.

Bellissima frase che spiega in pochissime parole il vero senso dell’amore.

E poi ancora:

“A volte due persone, per combaciare / devono prima rompersi in mille pezzi”.

Veramente ho l’imbarazzo della scelta degli aforismi da proporvi come “assaggio”.

“Nell’abbraccio / ciò che è stato spigolo, linea interrotta, groviglio / diventa di nuovo, come per miracolo / cerchio perfetto”.

Ora non vi dico più nulla per non togliere il piacere di scoprire, pagina dopo pagina, un bellissimo romanzo e un altrettanto bravissimo autore.

Lo stile di Fabrizio Caramagna è semplice e “armonioso”, il suo racconto narra quel grande e complicato viaggio che è l’amore. E ce lo racconta così, a piccole, tappe con le inevitabili difficoltà della vita di coppia, i magici momenti, i piccoli dissapori e le riappacificazioni… “Il numero più grande è due” è un libro che consiglio vivamente di leggere perché è veramente per tutti, anche per chi non ama molto il lunghi romanzi, proprio perché è fruibile anche in piccoli assaggi, scorrendo tra le pagine ricche di tanto sentimento. È una vera e propria opera poetica. Ma sentiamo meglio cosa ne pensa l’autore.

Ci sono molti generi letterari ma tu hai scelto l’aforisma. Come mai? Qual è stato il tuo primo incontro con l’aforisma?

Al liceo scrivevo racconti brevi, di due pagine. Che poi nel corso del tempo asciugavo sempre di più. Fino ad arrivare a mezza pagina. Fu allora che cominciai a interrogarmi sulla mia predilezione per la brevità. E scoprì un mondo per me completamente nuovo: l’aforisma. Per la prima volta mi passarono davanti agli occhi nomi come La Rochefoucauld, Joubert, Lichtenberg, Kraus, Canetti, Cioran, Gomez Davila, Porchia, Stanislaw Jerzy Lec e altri ancora. Questi autori erano tra i maggiori interpreti dell’aforisma. Fu così che divorai tutti i loro libri.

Quale aforista della letteratura classica ti ha colpito maggiormente e quale suo aforisma ti è rimasto più impresso?

Devo dire che non ho un autore preferito. Ho una lista molto ampia di autori preferiti. Tra quelli che amo di più c’è sicuramente Stanislaw Jerzy Lec, che è un autore contemporaneo, (nato nel 1909 e morto nel 1966), ma che si può considerare un classico dell’aforisma. Stanislaw Jerzy Lec diceva sempre che “la vita è troppo breve per scrivere cose lunghe” e per questo aveva deciso di dedicare la vita all’aforisma. Si riferiva ai suoi aforismi con il termine “fraszki” (frasche, bazzecole) e li componeva annotandoli sui pezzi di carta, tovaglioli o su un taccuino che portava sempre con sè. Per lui i Dieci comandamenti non erano sufficienti, così ne aveva ideato un undicesimo “Dei dieci comandamenti ne ho tratto un undicesimo: la concisione”. 

Uno degli aforismi che amo di più di questo autore è: “Aveva la coscienza pulita. Mai usata”.  6 parole usate per comporre un aforisma fulminante, che si commenta da solo.

Secondo te perché l’editoria ha poco interesse per l’aforisma?

Le ultime importanti antologie dell’aforisma (penso ad esempio a “Scrittori italiani di aforismi” di Gino Ruozzi o “Aforismi URLati” di Anna Antolisei) sono state pubblicati alla fine degli anni 90. Poi è subentrato un certe disinteresse editoriale per l’aforisma. I “Pensieri spettinati” di Stanislaw Jerzy Lec sono stati fuori catalogo per anni. Si trovavano solo in biblioteca o in edizioni usate. E’ un po’ come se nella narrativa “La recherche” di Marcel Proust o, in poesia, “I fiori del male” di Charles Baudelaire, fossero fuori catalogo.

Poi, con la complicità dei social,  che usano la brevità e quindi l’aforisma come principale mezzo di comunicazione, le cose sono cambiate. Stanislaw Jerzy Lec è stato di nuovo ristampato nel 2014. Recentemente alcuni ista-poet, (autori di poesie e frasi brevi su Instagram, penso ad esempio a Rupi Kaur) sono stati pubblicati da grandi editori.

Dopo anni all’insegna di romanzi e storie (con la proliferazione di corsi e scuole di scrittura narrativa), si sta riscoprendo il valore della brevità. Anche se, a mio parere, l’editoria non è ancora pronta a pubblicare libri di soli aforismi (a meno che siano dei classici). Nei libri recentemente pubblicati, spesso l’aforisma si accompagna a forme ibride di poesia o di narrativa.

Com’è nata l’idea di scrivere questo canzoniere amoroso?

Nelle “Lezioni americane”, Italo Calvino scrive che “La domanda del mercato librario è un feticcio che non deve immobilizzare la sperimentazione di forme nuove”.

Sono anni che vado in libreria e sugli scaffali vedo migliaia di romanzi che si assomigliano tutti quanti tra di loro. Centinaia di pagine, migliaia di parole, storie storie e sempre storie, in una specie di saturazione narrativa dove predominano gli stessi meccanismi di produzione testuale, gli stessi congegni retorici, le stesse regole verbali.

La mia idea era quella di scrivere un libro completamente nuovo. “Il numero più grande è due” è il primo romanzo aforistico al mondo. Non conosco altri romanzi la cui trama sia composta solo di aforismi e poesie brevi.

Ne “Il numero più grande è due” tu componi un romanzo poetico fatto d’aforismi; come sei riuscito a sintetizzare, se così possiamo dire, un sentimento così complesso come l’amore?

Sintetizzare un sentimento così complesso come l’amore è molto difficile. Ma l’aforisma ha questa capacità di concentrare in poche parole un intero mondo. Del resto gli orientali dicevano che l’aforisma “è l’universo in un granello di senape”.

A volte bastano poche parole per descrivere uno stato d’animo amoroso: “L’amore non ha bisogno di spiegazioni, ma di incastri e camminare insieme senza dire nulla e vento e risate”, scrivo in un aforisma del mio libro.

Che suggerimenti dà al lettore per approcciarsi al suo libro? Come davanti a un normale romanzo in cui si legge dalla prima all’ultima pagina alla scoperta del finale o come davanti a un libro da leggere anche a piccoli “assaggi” scorrendo a caso le pagine?

Il mio libro si fa leggere e si fa anche rileggere. Se lo leggi come un romanzo, lo divori in poco tempo e arrivi subito alla fine (uso il termine “divorare” perché è ciò che mi riferiscono sempre i miei lettori, quando mi scrivono: “l’ho divorato”). Se lo leggi come un libro di aforismi o come un libro di poesie, lo rileggi più volte, sfogliando e assaporando le pagine che ti sono piaciute di più, a volte anche aprendo una pagina a caso. E’ un libro che si presta a molteplici piani di lettura.

Perché dovremmo leggere “Il numero più grande è due”?

C’è un proverbio che dice “Non domandare all’oste se il vino è buono”. E’ ovvio che qualsiasi autore cerca di consigliare il suo libro, anche se il libro è illeggibile, noioso o pieno di errori.

Io non voglio fare come l’oste che loda il suo vino. Però voglio focalizzarmi su un dato oggettivo. Su Amazon ci sono 40 recensioni su “Il numero più grande è due”, che sono davvero tantissime in rapporto alla media di recensioni di ogni libro su Amazon, e quasi tutte queste recensioni attribuiscono al mio libro il punteggio massimo (cosa per nulla scontata su Amazon).

I dati oggettivi di queste recensioni dicono che il libro piace. Sai qual è allora il problema? Il problema è far arrivare il lettore al mio libro, che è ancora poco conosciuto. Purtroppo i lettori sono abbagliati dalle mode, dai nomi altisonanti e da certe recensioni di comodo e comprano libri  che spesso sono illeggibili o noiosi (e infatti, dopo averli comprati, non li leggono!)

Un grande in bocca al lupo a Fabrizio per questo suo nuovo lavoro e, a chi vorrà scegliere “Il numero più grande è due”, dico, da parte di Fabrizio: “Quando finisci un libro e lo chiudi dentro c’è una pagina in più. La tua”.