Intervista a Ragazzino

a cura di Eleonora Tondo

Ragazzino: la strada per un posto nel mondo

Canzoni, verità e sogni sono le immagini che parlano di Ragazzino, talentuoso cantautore pugliese alla ricerca del suo posto nel mondo.
Giovanissimo, classe ‘98, ma già con una bella storia alle spalle: appena ventenne, nel 2018, inizia il suo percorso in musica, aprendo i concerti di artisti affermati nel panorama musicale quali Cimini, Mondo Marcio, Scarda, Fulminacci e Comete; esperienze importanti per chi si vuol far conoscere e per chi vuol cantare le proprie sensazioni e gridare: “Ci sono anche io”.
Alessio Lucchese, in arte Ragazzino, è schietto e sincero e arriva dritto al cuore della gente, creando forti connessioni tra chi canta e chi ascolta.
Tra i vicoli di Roma, le strade di Milano e le vie della Puglia spesso accade di essere travolti dalla sua voce inconfondibile e dalla sua energia e a quel punto bastano le emozioni, una chitarra e le persone intorno per creare la magia: volti sconosciuti diventano sguardi amici legati da una canzone; questo è il bello del busking, dell’arte che fa vivere le strade.

Nel 2019 pubblica il suo primo singolo, “Ragazzino”, un brano in acustico puro e vero, in cui si promette di “girare il mondo in autostop per sfidare i grandi come Harry e il Troll”, e si concede una speranza per partire da zero e raggiungere un sogno, perché, come confessa nella canzone, con i piedi per terra non ci starà mai.
Nei suoi testi Ragazzino si racconta lasciando parlare la parte più vera di sé, infatti nel 2020 con “Scusa“, brano autoprodotto, un dialogo intimo tra Alessio e Ragazzino, fa i conti con se stesso, chiedendosi scusa per tutte le volte in cui non si è sentito all’altezza; un vero atto d’amore.

Scusa – Ragazzino

A riconoscere la sua bravura indiscussa sono anche Fedez, Luis Sal e altri noti streamer che, in qualità di giudici, nel marzo 2021 lo riconoscono vincitore, con il secondo posto sul podio, del contest online “The voice of Twitch”, a cui Alessio partecipa.

Successivamente pubblica “La colpa è tutta tua“, il singolo con cui riceve un grande affetto e che gli dona ampia notorietà. Canta la sincerità di un amore, di un forte sentimento provato per una ragazza con la quale, sebbene nulla ci sia stato, neanche un bacio, le emozioni sono tanto intense da dar vita a un capolavoro del genere!

La colpa è tutta tua – Ragazzino

Il 2021 è anche l’anno di “Ti capita mai?“, una canzone profonda e piena di verità, un invito a scoprirsi ogni giorno, ad apprezzarsi anche quando interiormente regna la confusione e a capire che i momenti difficili sono importanti per la crescita personale.
Ragazzino è alla continua ricerca di sé e del mondo, è un artista sensibile che accoglie i suoi stati d’animo e li abbraccia per conoscerli e per conoscersi.

Ti capita mai? – Ragazzino

In “Incerti giorni“, brano del 2022, racconta che l’incertezza è un bene che permette di guardare la realtà con uno sguardo diverso e che le insicurezze e le fragilità sono qualcosa da proteggere e da cui non bisogna scappare.
Il 29 luglio 2022 pubblica “Oh hey”, il singolo dal ritornello spensierato e dal testo profondo, in cui canta: “Se hai dei motivi per sentirti ok, balla come a un rave”.
Con le sue canzoni e la sua storia Ragazzino ci dimostra che sognare è bello, anche quando la strada per un posto nel mondo è lunga e faticosa, che ogni singolo passo è un’occasione per amarci e per amare e che la forza di volontà è la chiave per entrare nei sogni e viverli.


Chi è Ragazzino?

Ragazzino è il mio lato leggero ma mai banale; si esprime e parla delle proprie debolezze e fragilità e della propria felicità in maniera libera. È l’essere se stessi e il guardare il mondo con occhi diversi.

Quanto hanno in comune Alessio e Ragazzino?

Ragazzino è un reminder per Alessio. Capita spesso di perdersi nella quotidianità e nella routine e in quei momenti. Ragazzino mi ricorda chi sono, mi ricorda chi è Alessio ancor prima di Ragazzino e mi fa credere in quel che faccio.
Quando la realtà è un po’ stretta, Ragazzino rappresenta un rifugio per me.

Che cos’è per te la musica?

La musica è la mia compagna di vita, assillante da ormai quattro anni. Come in ogni relazione, c’è un legame di amore e odio. La musica non è una donna facile, è tosta, difficile: è una strada splendida ma contorta, me ne sono reso conto arrivando a Roma e iniziando a suonare per strada.
Come tutte le cose belle, ti toglie e ti dà. Significa espressione, libertà e soddisfazione, ma anche sacrifici e rinunce: ho lasciato indietro la famiglia e gli amici più cari per trasferirmi in un’altra città e inseguire un sogno.
L’aspetto più significativo è che con la musica sento di poter essere in qualsiasi posto nel mondo io voglia stare.

Quando e come ti sei avvicinato alla musica?

Mi sono sin da sempre accostato alla musica, anche se inizialmente a livello amatoriale… non immaginavo potesse diventare qualcosa di cui vivere, perchè non ci avevo mai pensato, e, avendo vissuto in un paesino piccolo, in cui spesso la mentalità è ristretta, questa stessa restrizione mi ha portato a pensare in piccolo anche in relazione al mio essere; di conseguenza, non prendevo in considerazione il fatto di poter fare della musica un lavoro.
Tuttavia, c’è stato un evento in particolare che mi ha portato ad abbracciare seriamente questa possibilità. Sono un tipo anticonvenzionale; le regole del sistema scolastico mi erano strette: la scuola spesso trasforma gli studenti e tende a etichettarli tramite un numero, facendo apparire la propria persona come valenza di quella cifra per tutta la vita.
Io non ero felice di ciò che stavo facendo nella mia vita e un giorno, tornando dall’università e leggendo la biografia di un cantante, sono riuscito a trovare il coraggio per dire al mondo che io volevo vivere di musica. Quel libro è stato una spinta, un supporto per la mia scelta.
In seguito, ho fatto i primi provini per alcuni talent, X-Factor e Amici, ma riconosco che allora non ero ancora pronto, perché non avevo nulla di preparato.

Quando è nata la canzone “Ragazzino”?

È la canzone da cui ho rubato il mio nome d’arte. È il pezzo di cui sono stato più soddisfatto nel momento in cui ho iniziato a scrivere canzoni, è arrivato circa sei-sette mesi dopo la mia decisione di fare musica.
Quando ho capito che alla gente quel brano interessava, per me è stato un punto di svolta. Nel tempo ha accumulato molti stream, quella canzone piaceva a me e piaceva anche agli altri, quindi ho capito di essere sulla strada giusta.
“Ragazzino” è nata nel momento in cui avvertivo l’esigenza di presentarmi e rappresenta l’inizio del mio percorso, quando non avevo nulla, neanche una lira per portare avanti il mio progetto, avevo solo la mia chitarra, la mia voce e quello che volevo esprimere. È in quel periodo che sono nati Ragazzino e la canzone omonima.

Infatti,  le prime parole di questa canzone sono “sono solo un ragazzino con le tasche vuote e i sogni appesi a un filo che guardo per ore […] girerò il mondo in autostop”. Come mai hai iniziato a fare busking?

È successo tutto per caso! Una sera, dopo un mio live a Monopoli, conobbi un ragazzo di Verona che suonava in strada ed era lì in vacanza. Avendo fatto amicizia, mi invitò a suonare con lui in piazza a Ostuni e accettai. Fu la prima volta che io suonai in strada e fu stupendo. Mi piacque così tanto che poi non ne ho fatto più a meno, ad eccezione del periodo di pandemia…

Ragazzino e il busking

Cosa provi quando i passanti cantano con te le tue canzoni?

È bellissimo! A volte succede che la gente canti con me un riff memorabile o la parte melodica di una canzone, come il ritornello di “Oh hey”, ed è meraviglioso. Sono del parere che in strada si veda la verità: i passanti si fermano ad ascoltarti solo se tu piaci, quindi è un posto che ti devi guadagnare. Non tutti si fermano, quindi, se vuoi che lo facciano, devi davvero trasmettere qualcosa e avere le energie giuste.

Sei giovanissimo, ma hai già un bel bagaglio di esperienze. Grandi artisti ti hanno concesso l’opportunità di aprire i loro concerti. C’è qualcosa che hai appreso da loro? Ti hanno dato qualche consiglio? Cosa hai provato a cantare su palchi così importanti?

L’esperienza che mi ha toccato maggiormente è stata l’apertura del concerto di Fulminacci. Esperienza paurosa, pazzesca! C’erano mille persone davanti a me ed era qualcosa di allucinante.
In quelle occasioni c’è la possibilità di parlare con gli artisti, che però non potranno mai dire ciò che sia giusto fare o non fare, perché si tratta sempre di una prospettiva soggettiva, di un punto di vista; allo stesso tempo, però, si può imparare osservando quello che fanno sul palco loro stessi, perché sono persone che sono lì da più tempo e hanno più esperienza di chi è all’inizio di questo percorso.

In “Scusa”, che è il tuo secondo singolo, tu canti: “quanto dista la stazione da casa? Ci sto dentro, ma non vivo, scusa”. In questo dialogo con te stesso per cosa ti chiedi scusa?

Questa canzone l’ho scritta in un periodo in cui ero a pezzi, mi sentivo fuori dal mondo, come se non riuscissi a fare realmente quello che volevo.
È un dialogo interiore che mi ha portato a parlare in maniera gentile e più dolce di quanto potessi fare in passato. È un pezzo nato con l’intenzione di chiederci scusa per tutte le volte in cui ci siamo trattati in maniera superficiale, non abbiamo dato il giusto valore a noi stessi e non ci siamo considerati all’altezza di noi.

“La colpa è tutta tua” è una canzone che è stata tanto apprezzata anche da alcuni artisti noti sulla scena musicale attuale, come Fedez. Come ti sei sentito?

Quando Fedez ha apprezzato la mia canzone, ho pensato: “Wow”. Non me lo aspettavo!
È stato stupendo, ero in diretta con tanta gente, mi ha dato una possibilità enorme, infatti successivamente mi sono arrivati tantissimi messaggi sui social, è stato molto bello.
Dopo il contest ho continuato a sentirmi con lui; Fedez è davvero gentile, perchè nonostante i suoi numerosi impegni, ha trovato del tempo da dedicarmi.

“La colpa è tutta tua” è un singolo pieno di forti sentimenti. Come è nato?

Questa canzone è nata nell’estate tra i due lockdown del 2020 e del 2021, dopo aver conosciuto una ragazza per la quale ho provato una forte attrazione mentale, tralasciando il fatto che lei era bellissima; tuttavia, non c’è mai stato niente tra di noi; questa cosa mi ha fatto anche un po’ paura, perchè mi son chiesto come fosse possibile provare sensazioni così forti e tirar fuori questa canzone, pur non essendoci nulla tra di noi.
Cosa ho visto io che magari lei non ha percepito? Mi sono posto queste domande e così, dal niente, è nata “La colpa è tutta tua”.
Spesso le canzoni più belle e che funzionano nascono spontaneamente.
Sarò sempre grato a questo pezzo, che mi ha dato tanto e mi ha fatto arrivare dove neanche pensavo. Spero un giorno di arrivare dove voglio e so che questo brano lo canterò sempre.

In “Ti capita mai?” scrivi: “cammino e respiro come se fossi un altro, la mia testa è dove il mondo appartiene a quel posto, in mezzo al casino dove mi sento stanco, dove anche il tempo si ferma ad un angolo”. In che periodo hai scritto questa canzone?

Tutte le mie canzoni introspettive nascono dall’esigenza di esprimere i miei stati d’animo. A volte, c’è qualcosa che alla fine mi porta ad affrontare quello che sento e a scrivere canzoni come “Ti capita mai?” o “Scusa”. Mi rendo conto che ho scritto brani come se fossi stato nel pieno di una catarsi, ci sono stati periodi della mia vita in cui avevo bisogno della nascita di determinate canzoni, perché mi hanno permesso di capire che cosa io stessi vivendo e che cosa non andasse oppure mi hanno portato a parlare di argomenti che mi turbavano.
“Ti capita mai?” è stata scritta per questo motivo. La frase “cammino e respiro come se fossi un altro, la mia testa è dove il mondo appartiene a quel posto” era un modo per interagire non solo con me che la scrivevo, ma anche con chi mi avrebbe ascoltato, per chiedere: “solo io mi sento così o anche tu hai attraversato questi momenti e hai provato queste sensazioni?”
Avevo un sogno, ma spesso non mi sentivo la persona che io desideravo essere, quindi ho pronunciato quelle parole. Non ero a mio agio, perché la mia testa apparteneva a un altro mondo, cioè a quello della musica, che è il posto dove io sono me stesso, dove sono la versione migliore di me, dove splende la parte più bella di Alessio; questo è il vero significato.

“Se la paura è un limite da superare, sentirsi persi è una regola generale” sono le parole di “Incerti giorni”. Hai qualche paura in particolare?

“Incerti giorni” è una delle prime canzoni che ho scritto. Rappresenta l’incertezza, che per me non ha necessariamente una connotazione negativa, anzi ben venga il dubbio: interrogarsi permette di scoprire l’ignoto. È una canzone che trova il suo senso proprio nell’incertezza e riguarda la mia storia.
La  sofferenza per la separazione tra due genitori non si può comprendere a fondo se non si vive la situazione. Io ho sempre patito per ciò. Credo che anche questo dolore mi abbia cambiato e contemporaneamente mi abbia dato quella sensibilità tale da scrivere canzoni. Penso che ci voglia sensibilità per scrivere dei testi profondi e sentiti.
“Incerti giorni” racconta di me, delle mie fragilità, delle mie paure. Non c’è una paura particolare, è un mix.
Crescendo, con il tempo, le paure si superano, infatti questo brano l’ho scritto tre anni fa, adesso sono in una fase successiva.

“Oh hey” è il tuo ultimo singolo. Quale significato ha per te questa canzone?

Per quanto questa canzone possa sembrare allegra nell’arrangiamento, in realtà ha un testo nostalgico e serio e credo sia il seguito de “La colpa è tutta tua”, perché l’ho scritta subito dopo quel brano, un annetto fa.
Ha preso vita intorno al coro “oh hey”, ero con la chitarra ed è nata spontaneamente.
Ogni volta che la canto mi rendo conto che sia stata scritta proprio per essere cantata insieme alle persone; quando la canto per strada mi sento meno solo, mi sento capito, la gente la canta e io sto bene. Questo pezzo non si può spiegare, trova il proprio posto quando viene suonato live, perché nel momento in cui lo canto e la gente, appena conosciuta, inizia a canticchiarlo con me, anche se è la prima volta che lo ascolta, si crea una sintonia stupenda, stando insieme anche i problemi appaiono più leggeri.

Mi racconti della produzione di “Oh hey”?

Ho conosciuto un produttore di Roma, ha ascoltato i miei pezzi, così, quando mi sono trasferito in questa città, ho iniziato a collaborare con lui per produrre i miei brani, tra cui “Incerti giorni” e “Oh hey”.
È stata un’esperienza bellissima, perché ho lavorato ben sei mesi in studio, cercando di dare un’identità artistica al progetto e di trovare un filo conduttore che unisse tutte le mie canzoni. Poi, ho fatto mixare e masterizzare “Oh hey” in uno studio esterno e rifatto da capo e perfezionato le voci del pezzo… sono talmente preciso che modifico qualsiasi dettaglio fin quando non sono soddisfatto!

Progetti futuri?

In questo lavoro non si hanno tante previsioni per il futuro, si vive soprattutto nel presente, quindi non ho ancora nulla di certo tra le mani. Sicuramente continuerò a suonare per strada in Puglia e poi da ottobre tornerò a Roma, dove vivrò.

Cosa diresti a chi ti ascolta e a chi ti ascolterà?

Se ascoltate il mio ultimo singolo, “Oh hey”, fatelo vostro e donategli calore.. fatelo entrare nella vostra vita, questo è ciò che conta per me.