Paolo Roversi: nella mente dell’assassino

a cura di Alessia S. Lorenzi

Paolo Roversi è nato a Suzzara e vive a Milano. È uno scrittore, giornalista e sceneggiatore. Scrive, inoltre, su alcuni quotidiani e riviste. Si è laureato in Storia contemporanea all’Università Sophia Antipolis di Nizza (Francia). Sono tante le pubblicazioni e tanti i riconoscimenti ricevuti e non ci sarebbe lo spazio per menzionarli tutti. Cito il romanzo L’ira funesta, uscito nel 2013, edito da Rizzoli, da cui è stato tratto anche un cortometraggio trasmesso su Mediaset Premium Crime.
Col romanzo Solo il tempo di morire (Marsilio) ha vinto il Premio Selezione Bancarella 2015 e il Premio Garfagnana in Giallo 2015. I suoi romanzi sono tradotti in molti Paesi. Il suo ultimo lavoro è Psychokiller, pubblicato da SEM nel gennaio 2020. Ed è proprio di questo romanzo che voglio parlarvi.

Paolo Roversi

L’autore ha fatto un lavoro straordinario nella descrizione di ogni personaggio.
Dal commissario Ruiz, tipo particolare, con i suoi vizi che sembra un po’ maltrattato dalla vita, a tutti gli altri protagonisti che via via entrano nel vivo della storia.
E poi c’è Gaia, una profiler chiamata a stilare il profilo dell’assassino, che è il mio personaggio preferito, per la determinazione e il suo essere così “reale”. Un personaggio che sicuramente piacerà a tutti i lettori e che sarebbe bello poter incontrare ancora in altre storie.

La storia è avvincente e riesce a trasportarti ora nel  centro di Milano e nei quartieri più raffinati, ora in zone di periferia e in locali dove puoi incontrare qualsiasi tipo di persone. Un contrasto che colpisce ma che rappresenta uno dei elementi che riescono a dare quel qualcosa in più alla narrazione. Una narrazione che fa avvertire al lettore tutta la tensione dei personaggi, lo fa sentire parte della storia.
La scrittura di Roversi coinvolge da subito e ti spinge a voltare pagina e a continuare a leggere, a cercare di capire, a cercare di entrare “nella mente dell’assassino”.
Non voglio anticipare altro perché è un libro da “gustare” dalla prima all’ultima pagina e svelando troppo vi priverei del piacere della lettura e dei colpi di scena che fino all’ultimo rigo, vi sorprenderanno. È un libro che consiglio decisamente, perché è veramente ben scritto.
Ho scambiato qualche battuta con l’autore, Paolo Roversi, che con disponibilità ha acconsentito a soddisfare qualche mia curiosità.

La prima domanda che mi viene spontanea è: “Come mai ti sei appassionato al genere noir? È stato qualche autore del passato ad ispirarti?”

Credo sia stato quando avevo dodici o tredici anni. Durante l’estate ho scoperto i romanzi di Agatha Christie che mia madre collezionava e me li sono letti tutti!

Mi ha colpito particolarmente il personaggio di Gaia. Non so, forse perché donna, ma è uno dei personaggi che mi è piaciuto di più.  È così reale… Ti sei ispirato a qualcuno in particolare? E qual è il punto forza di questo personaggio?

Grazie. Gaia è una tosta che deve emergere in un ambiente prettamente maschile e fa di tutto per essere all’altezza di questo arduo compito. In lei convivono tante anime che però riesce a controllare egregiamente. Quanto all’ispirazione credo che le protagoniste femminili della serie Criminal Minds mi abbiano aiutato a delinearne le caratteristiche principali.

Hai pubblicato diversi romanzi col personaggio di Enrico Radeschi, facciamo un gioco, che ruolo avrebbe avuto in Psychokiller se fosse stato presente?

Facile: quello del giornalista ficcanaso che scrive pezzi su pezzi sul misterioso serial killer. E non solo: sono sicuro che, alla fine, sarebbe riuscito anche a entrare a far parte del  pool investigativo…

Il romanzo è ambientato a Milano, anche se, a volte, sembra quasi scomparire, come se fosse un luogo misterioso, un luogo che non è né a Milano né altrove. Scegli sempre Milano per ambientare i tuoi libri, perché?

Scelgo Milano perché è un palcoscenico perfetto per le storie nere. Hai molti quartieri con caratteristiche differenti adatte alle storie che stai raccontando. Per Psychokiller ho scelto ambientazioni cupe, periferiche che richiamassero l’indole oscura del killer…

Se dovessi convincere un lettore che non ha mai letto noir, cosa gli diresti per incuriosirlo a leggere Psychokiller?

Lo sfiderei. Gli chiederei di indovinare il finale e sarei piuttosto sicuro di vincere perché ci sono due colpi di scena spiazzanti proprie nelle ultime pagine…

Quale libro, tra quelli che hai letto, ti sarebbe piaciuto scrivere?

“Il potere del cane” di Don Winslow. Un capolavoro.

In bocca al lupo a Paolo per questo nuovo lavoro.