Approdi

Intrappolare il Tempo: storia di un calendario

Roberta Giannì

Continuamente, nel corso della nostra esistenza, il mondo attorno a noi ci ricorda lo scorrere del tempo. Pensando a questa parola, Tempo, vengono in mente la vecchiaia, la crescita, il cambiamento. Il sole che sorge e tramonta ci ricorda che un nuovo giorno è cominciato e finito, il nostro stesso corpo mostra tutti i cambiamenti dettati dal tempo. Ma come scandire il tempo? Come suddividerlo in piccole parti e organizzare la vita umana all’interno di queste porzioni? Lo abbiamo fatto suddividendolo in secondi, minuti,ore, giorni, mesi e anni. Dopodiché abbiamo raggruppato questi giorni in un calendario, che nel mondo moderno in cui viviamo scandisce il tempo in intervalli di un anno, di durata fissa di 12 mesi. L’ultimo giorno dell’anno poi si festeggia la chiusura di un intervallo e l’apertura di un altro, quello successivo. I giorni si ripetono ogni anno e tale sistema permette ad esempio di ricordare date importanti, come una festività importante o la data del proprio compleanno. Il calendario tuttavia non costituisce un fattore comune tra tutte le popolazioni o, più precisamente, non presenta caratteri uguali tra tutte le popolazioni. Partiamo dall’inizio.


Il calendario si associa in genere all’avvento della scrittura: è chiaro che i vari fenomeni che si osserva essere comuni come ad esempio i solstizi o il ritorno dei prodotti coltivabili nella terra non possono essere calcolati e registrati senza un sistema di scrittura di cui disporre. Tra i primi calendari ricordiamo perciò quelli babilonesi, i primi a differenziare il diurno dal notturno. La fine dell’anno cadeva all’equinozio di primavera, i mesi erano 12 e formati da 30 giorni, più un mese intercalare per adattare il calendario lunare a quello solare.
Nell’Antico Egitto, in genere, l’inizio di un anno coincideva con l’inizio delle inondazioni del Nilo, che a loro volta coincidevano con la levata eliaca della stella Sirio, la quale appunto segnava la stagione dell’Inondazione. Tale calendario nasceva dunque per regolare i lavori agricoli e calcolare le piene del Nilo. Tuttavia il calendario “nilotico” costituiva solo uno dei tanti calendari che sorsero in Egitto, nel corso degli anni. Gli storici riconoscono in- fatti un altro calendario, “civile”, costituito da 365 giorni, con il capodanno che anticipava di un giorno ogni 4 anni. Confrontando il calendario civile con il nilotico, effettivamente si poteva notare come il secondo scivolasse in avanti di 4 giorni, fenomeno che venne corretto solo successivamente.
La settimana venne introdotta in età ellenistica: così come in Egitto per Sirio, anche in Grecia le dottrine astrologiche influenzarono il sistema di regolazione del tempo. Dal Sole e dai vari pianeti vennero tratti i nomi dei giorni che andavano a comporre la settimana. L’anno in Grecia variava da polispolis.
Far coincidere l’anno ufficiale di un calendario con l’anno astronomico non era semplice. Alla durata di un anno solare di 365 giorni e 1\4 corrispondeva in maniera approssimativa la somma dei giorni di 12 mesi: la differenza, all’inizio impercettibile, si faceva notare successivamente, quando ad esempio un de- finito momento dell’anno, fissato in un certo giorno del mese, non coincideva di anno in anno, si trovava anticipato rispetto al giorno fissato. Greci e babilonesi trovarono la soluzione dell’intercalazione di giorni o mesi: cicli regolari per cercare di adattare l’anno astronomico all’anno ufficiale. Non sempre si raggiungevano dei risultati: ad esempio, una effettiva coincidenza dei primi giorni dell’anno egizio con la levata eliaca di Sirio era visibile dopo 1460 anni. In Grecia si tentò con l’inserimento di 3 mesi in un ciclo di 8 anni. A Roma, nel 46 a.C., Giulio Cesare attuò una riforma basata sul calendario egizio con l’inserzione di un giorno nel febbraio del quinto anno (bisextilis), dando vita al calendario “giuliano”, un calendario solare. Esso divenne il calenda- rio ufficiale di Roma e dei suoi domini e persistette sino al 1582 quando, notato un ritardo di una decina di giorni rispetto all’anno astronomico, venne sostituito dal calendario “gregoriano”, ufficializzato tramite un decreto di Papa Gregorio XIII. La sostituzione non avvenne dappertutto, ancora oggi ad esempio esistono comunità della Chiesa ortodossa che ancora utilizzano il calendario giuliano; anche i paesi islamici sono tra quelli che non hanno adottato il calendario gregoriano, che han- no sostituito con quello islamico, il quale si basa sul moto lunare e ha inizio dal 16 luglio 622 del calendario giuliano, data che ricorda l’Egira di Maometto.

A prescindere dalla tipologia di calendario adottato, è chiaro che l’uomo ha propria esistenza. Probabilmente è un tentativo per controllarlo, per regolare la vita quotidiana, per organizzare tutte quelle pratiche giornaliere che permettono di sopravvivere. Oggi per noi il tempo è fondamentale, anche se continuamente ci scivola tra le dita: per quanto infatti si trovino delle soluzioni per controllarlo, lui rimarrà sempre indomabile. Dall’inizio.


Il calendario si associa in genere all’avvento della scrittura: è chiaro che i vari fenomeni che si osserva essere comuni come ad esempio i solstizi o il ritorno dei prodotti coltivabili nella terra non possono essere calcolati e registrati senza un sistema di scrittura di cui disporre. Tra i primi calendari ricordiamo perciò quelli babilonesi, i primi a differenziare il diurno dal notturno. La fine dell’anno cadeva all’equinozio di primavera, i mesi erano 12 e formati da 30 giorni, più un mese intercalare per adattare il calendario lunare a quello solare.
Nell’Antico Egitto, in genere, l’inizio di un anno coincideva con l’inizio delle inondazioni del Nilo, che a loro volta coincidevano con la levata eliaca della stella Sirio, la quale appunto segnava la stagione dell’Inondazione. Tale calendario nasceva dunque per regolare i lavori agricoli e calco- lare le piene del Nilo. Tuttavia il calendario “nilotico” costituiva solo uno dei tanti calendari che sorsero in Egitto, nel corso degli anni. Gli storici riconoscono in- fatti un altro calendario, “civile”, costituito da 365 giorni, con il ca- podanno che anticipava di un giorno ogni 4 anni. Confrontando il calendario civile con il nilotico, effettivamente si poteva nota- re come il secondo scivolasse in avanti di 4 giorni, fenomeno che venne corretto solo successivamente.
La settimana venne introdotta in età ellenistica: così come in Egitto per Sirio, anche in Grecia le dottrine astrologiche influenzarono il sistema di regolazione del tempo. Dal Sole e dai vari pianeti vennero tratti i nomi dei giorni che andavano a comporre la settimana. L’anno in Grecia variava da polispolis.
Far coincidere l’anno ufficiale di un calendario con l’anno astronomico non era semplice. Alla durata di un anno solare di 365 giorni e 1\4 corrispondeva in maniera approssimativa la somma dei giorni di 12 mesi: la differenza, all’inizio impercettibile, si faceva notare successivamente, quando ad esempio un definito momento dell’anno, fissato in un certo giorno del mese, non coincideva di anno in anno, si trovava anticipato rispetto al giorno fissato. Greci e babilonesi trovarono la soluzione dell’intercalazione di giorni o mesi: cicli regolari per cercare di adattare l’anno astronomico all’anno ufficiale. Non sempre si raggiungevano dei risultati: ad esempio, una effettiva coincidenza dei primi giorni dell’anno egizio con la levata eliaca di Sirio era visibile dopo 1460 anni. In Grecia si tentò con l’inserimento di 3 mesi in un ciclo di 8 anni. A Roma, nel 46 a.C., Giulio Cesare attuò una riforma basata sul calendario egizio con l’inserzione di un giorno nel febbraio del quinto anno (bisextilis), dando vita al calendario “giuliano”, un calendario solare. Esso divenne il calendario ufficiale di Roma e dei suoi domini e persistette sino al 1582 quando, notato un ritardo di una decina di giorni rispetto all’anno astronomico, venne sostituito dal calendario “gregoriano”, ufficializzato tramite un decreto di Papa Gregorio XIII. La sostituzione non avvenne dappertutto, ancora oggi ad esempio esistono comunità del- la Chiesa ortodossa che ancora utilizzano il calendario giuliano; anche i paesi islamici sono tra quelli che non hanno adottato il calendario gregoriano, che han- no sostituito con quello islamico, il quale si basa sul moto lunare e ha inizio dal 16 luglio 622 del calendario giuliano, data che ricorda l’Egira di Maometto.

A prescindere dalla tipologia di calendario adottato, è chiaro che l’uomo ha propria esistenza. Probabilmente è un tentativo per controllarlo, per regolare la vita quotidiana, per organizzare tutte quelle pratiche
giornaliere che permettono di sopravvivere. Oggi per noi il tempo è fondamentale, anche se continuamente ci scivola tra le dita: per quanto infatti si trovino delle soluzioni per controllarlo, lui rimarrà sempre indomabile.