Oltre il confine

A questi ragazzi e ragazze insegnate soltanto Fatti. Ma…la felicità è nell’immaginazione

di Alessandra Macrì

Dunque , voglio solo fatti. Insegnate a questi ragazzi e ragazze soltanto Fatti. Solo di Fatti c’è bisogno nella vita. Piantate nient’altro estirpate tutto il resto. Solo con i fatti si educano  le menti di  animali razionali; nient’altro gli uscirà mai loro di alcuna  utilità. Questi sono i  princìpi  in base ai quali educo i miei propri figli e questi sono i  princìpi in base ai quali educo questi ragazzi. Perciò signore, attenetevi ai fatti![1]

Il brano è tratto dal romanzo Tempi difficili [2] di Charles Dickens. Il romanzo è ambientato a Coketown (città del carbone), un luogo immaginario in cui vive Thomas Gradgrind “Un uomo  ancorato alla realtà. Un uomo di fatti e di calcoli”[3] che bandisce ogni fantasia dalla propria esistenza, convinto che con la Ragione si possa spiegare tutto  “[…]mi sono sempre dedicato a coltivare la ragione tra la mia famiglia. E la ragione, lo sapete, è la sola facoltà degna di essere coltivata”[4].

Gradgrind è padre di cinque figli, cresce i due maggiori, Luisa e Tom secondo uno stile di vita rigido e monotono che non lascia alcuno spazio alla fantasia e all’immaginazione: “osservare il metodo” era l’aspetto fondamentale del processo educativo. Sulla base di queste convinzioni fonda una scuola “era la sua scuola e voleva che fosse un modello; voleva che ogni suo alunno fosse un modello”[5].

La scuola è frequentata anche da Sissy Jupe (Cecilia), figlia di Slearly, un domatore di cavalli e veterinario del circo equestre che è cresciuta in un ambiente ricco di fantasia e immaginazione. La prima scena si svolge in un’aula scolastica semplice, nuda, monotona, sepolcrale. A dare enfasi alle osservazioni, l’oratore, usa un tono di voce autoritario e inflessibile.

L’insegnante, il signor M’Choakumchild aveva sostenuto innumerevoli esami, “Conosceva a menadito l’ortografia, e la prosodia, la biografia, l’astronomia […]“[6], ha il compito di insegnare ai ragazzi a quei “vaselli” in attesa di essere riempiti di  fatti.  I fatti, le nozioni  sradicano l’immaginazione e la fantasia. Sissy Jupe “la ragazza numero venti”, viene da un circo, dunque, un contesto in cui la fantasia è elemento fondamentale.

La ragazza fa una brutta figura quando Gradgrind, le chiede la definizione esatta di cavallo che lei,  non sa, mentre il giovane Bitzer[7] dà le definizioni che ci si aspetta da lui, perché  come già preannunciato da Gradgrind: “Nella vita abbiamo bisogno di Fatti, signore, Fatti e nient’altro”[8]. Dickens  si sofferma a delineare un mondo di nozioni, un mondo in cui l’educazione enfatizza materie come la matematica e le scienze statistiche, a scapito di materie artistiche come la letteratura, la poesia e la musica.

La logica utilitarista subentra anche quando il signor Gradgrind propone alla figlia il matrimonio con il  cinquantenne Signor Bounderby “[…]c’è qualche disparità in termini di anni, ma quanto a posizione sociale e disponibilità di mezzi, non ce n’è affatto”[9]. Luisa non si è mai “affrancata” dai problemi dimostrabili e dalle realtà tangibili, accetta la proposta di matrimonio di Bounderby. Ma, in seguito, la stessa rimprovererà al padre: ”Come hai potuto darmi la vita per poi privarmi di tutte quelle piccole ma inestimabili cose che la distinguono da uno stato di morte cosciente? Quali grazie ha l’anima mia? Quali sentimenti ha il mio cuore? Che hai fatto papà, che hai fatto del giardino che sarebbe dovuto fiorire in questa mia desolazione?”[10]

A Sissy le viene rimproverata la sua capacità di immaginazione: ”Tu non devi mai immaginare”, le dice Thomas Gradgrind, “Devi liberarti per sempre della parola Immaginazione. Non ha niente a che fare con te[…]“era dura per Sissy Jupe[…]nei primi mesi del suo tirocinio ella ebbe più volte la tentazione di scappare. Per tutto il giorno le grandinavano addosso fatti, e la vita le veniva spiegata come fosse un libro mastro così meticolosamente organizzato che sarebbe scappata[…][11]”. Ma…Sissy sarà l’unica ad essere felice “[…]i felici bimbi della felice Sissy l’amavano e che tutti i bimbi l’amavano, e che lei, fatta esperta del mondo infantile, e persuasa che mai si dovessero disprezzare le loro  innocenti fantasie “[12]. Senza le gioie dell’immaginazione il cuore infantile avvizzisce.


[1] C. Dickens, Tempi difficili, Libro primo. La semina, dal Capitolo primo,  La sola cosa necessaria, p.25, Roma 2019.

[2] ll libro è pubblicato per la prima volta nel 1854.

[3] C. Dickens, in op. cit., Capitolo secondo. La strage degli innocenti, p.26.

[4] C. Dickens, in op. cit.., p.39.

[5] C. Dickens, in op. cit., Libro primo. Capitolo terzo. Uno spiraglio, p.31.

[6] C. Dickens, in op. cit, Libro primo, Capitolo terzo. La semina, p.30.

[7] Bitzer: compagno di classe.

[8] C. Dickens, in op. cit., Libro primo, Capitolo Primo. La sola cosa necessario, p.25.

[9] C. Dickens, in op. cit., Libro primo, Capitolo quindicesimo. Padre e figlia, p.106.

[10]  C. Dickens, in op. cit., Libro secondo, Capitolo dodicesimo. Al fondo, pp.206-207.

[11] C. Dickens, in op. cit. Libro primo, Capitolo IX. I progressi di Sissy,  p.70.

[12] C. Dickens, in op, cit.,  Libro terzo, Capitolo nono. Conclusivo, p.277.