Lo scenario

La pace sta diminuendo

Foto di Ben Wilkins su Unsplash

di Nicolò Errico

Il 15 giugno 2022 è stata pubblicata la 16º edizione del Global Peace Index (GPI), grazie al mastodontico lavoro della think tank internazionale IEP, l’Institute for Economics & Peace. Il rapporto cerca di dare una misura del livello di pace nel mondo, in questo caso riferito all’anno 2021 e solo in parte al 2022. Lo fa utilizzando diversi indicatori applicati su 163 paesi, come il livello della criminalità, quantità di armi, instabilità politica, tasso di omicidi etc. Il risultato dell’ultima edizione è chiaro: il livello di pace globale è ai minimi storici dall’inizio delle rilevazioni nel 2008.

Principali risultati del rapporto GPI 2022

Nel 2021 la diminuzione del 0,3% può sembrare trascurabile e comprensibile, ma bisogna considerare che si tratta dell’undicesimo declino negli ultimi quattordici anni. Sebbene 90 paesi hanno visto migliorare alcuni valori del GPI, in 71 invece questi si sono contratti e in due sono rimasti stabili. A livello globale dunque, secondo il rapporto GPI, la velocità della diminuzione della pace è maggiore rispetto a quella del suo aumento. Questo è dovuto principalmente ai conflitti – interni ed internazionali – di Russia, Ucraina, Guinea, Burkina Faso e Haiti.
Guardando ai risultati, si può notare come questo deterioramento non sia omogeneo tra gli Stati. Dal 2008, i 25 paesi in fondo alla classifica sono diventati ancora meno pacifici con una media del 16%, mentre il livello di pace nei 25 paesi con il migliore punteggio è aumentato del 5,1%. L’Islanda resta al primo posto come paese più pacifico al mondo dal 2008, seguita da Nuova Zelanda, Irlanda, Danimarca e Austria. Per il quinto anno consecutivo, l’Afghanistan si posiziona in fondo alla classifica, seguito da Yemen, Siria, Russia e Sud-Sudan.
Buone notizie sul tasso di omicidi, diminuito in 116 paesi, ed alcuni indicatori che sono migliorati complessivamente, come il numero di attacchi terroristici (ai suoi minimi dall’inizio del GPI), della proliferazione di armi nucleari e pesanti, il numero di vittime per conflitti interni ed altri ancora più sorprendenti. Ad esempio, la spesa militare globale è in diminuzione dal 2008. Ricordiamo però che le rilevazioni riguardano il 2021 e che gli impegni di molti paesi per una maggiore militarizzazione – come nel caso di Germania, Polonia, ma anche l’Italia stessa – ancora non hanno potuto riflettersi nel GPI, per stessa ammissione della think tank. Tuttavia, la situazione globale non è affatto positiva. Indicatori come il terrore politico, insicurezza politica, la qualità delle relazioni con i paesi confinanti, il numero dei rifugiati esterni ed interni hanno raggiunto i valori più bassi di tutte le rilevazioni del GPI. Tra gli altri risultati, come precedentemente raccontato su Clinamen, EIP fa notare come la violenza abbia esposto milioni di persone all’insicurezza alimentare, particolarmente nel Corno d’Africa, e come questa sia destinata a peggiorare.

Indicatori del rapporto GPI 2022

Il Covid-19 ha certamente influito sul deterioramento della pace globale. Un dato interessante riguarda le manifestazioni pubbliche: l’intensità delle dimostrazioni violente è aumentata del 49% dal 2008, con ben 126 paesi (su 163 inclusi nel GPI) che hanno sperimentato questa recrudescenza. Sono stati registrati ben 5.000 casi di violenza pubblica legati alla pandemia di Covid-19 tra Gennaio 2020 ed Aprile 2021. Il rapporto GPI fa notare come si tratti di un trend globale, che ha colpito tutto il mondo, ad eccezione dell’area mediorientale-nordafricana, dove il livello di conflittualità resta stabile. In particolare, la maggior frequenza ed intensità della violenza nelle manifestazioni si è registrata in India, Sri Lanka, Bangladesh, ma anche Colombia e Brasile. Le democrazie hanno vissuto il maggiore aumento in termini di violenza delle manifestazioni. Nonostante ciò, la democrazia resta comunque il tipo di governo con i migliori valori del GPI in generale. In Europa, la crescita della violenza è dovuta alle proteste contro le restrizioni per il Covid-19 in Belgio, Francia, Olanda, Austria, Croazia e Regno Unito, e stesso fenomeno si è rilevato negli Stati Uniti.

Il numero dei paesi con conflitti interni è cresciuto da 29 a 36, nonostante il numero di vittime per lo stesso tipo di violenza sia diminuito. La quantità di persone costrette ad abbandonare le proprie terre è aumentata spaventosamente da 31 milioni (2008) ad 88 milioni (2021), ed è destinato a crescere. Il peggioramento più significativo in termini di pace si è visto in Russia e, in generale, nell’Eurasia, trainato dall’aumento dei morti per conflitti, dei rifugiati interni ed esterni, dell’instabilità e del terrore politico. L’Asia meridionale resta la seconda regione meno pacifica al mondo dopo il MENA (Medioriente ed Africa settentrionale), ma ha comunque sperimentato il maggiore miglioramento in termini di sicurezza, soprattutto per la diminuzione dei conflitti in corso.
Gli Stati Uniti hanno toccato il loro punto più basso nel GPI dal 2008. Il deterioramento dei valori statunitensi è stato causato dal notevole aumento degli arresti di civili. Il crimine violento è aumentato in America centrale e nei Caraibi del 4,4%, raggiungendo i livelli più alti dal 2008. Haiti è la principale protagonista di questo incremento. L’area MENA segue l’Asia meridionale, migliora in diversi indicatori del GPI pur restando la meno pacifica al mondo, soprattutto a causa della guerra in Yemen. L’Africa Sub-sahariana ha invece registrato un deterioramento della pace del 1%, dove il Sud Sudan resta il paese meno pacifico, nonostante alcuni progressi.
Su scala mondiale, la violenza è costata $ 15,6 trilioni (10% del PIL globale), $ 2.117 a persona, e l’instabilità politica su scala globale è ai peggiori livelli dall’inizio delle misurazioni nel 2008.

Per concludere, dal 16º rapporto del GPI risulta chiaramente che il mondo sta diventando sempre più insicuro e violento. La conflittualità si distribuisce in modo non-omogeneo ed è in grado di spostarsi geograficamente con rapidità. Regioni fino ad oggi pacifiche sono diventate più conflittuali e viceversa. Il 17º rapporto, che riguarderà il 2022, difficilmente mostrerà dati migliori. Anzi, sempre secondo EIP bisogna aspettarsi un ulteriore deterioramento del GPI, a causa del conflitto russo-ucraino e della crescente instabilità politica, a sua volta aggravata dalla crescente inflazione. Non bisogna dimenticarsi che il cambiamento climatico impatterà sempre di più sulla stabilità politica dei paesi. Secondo EIP, è possibile assicurare un buon livello di pace attraverso istituzioni, comportamenti e strutture impegnate in tal senso. È necessario anche un buon contesto socio-economico. Peccato che l’80% dei paesi che possedevano questi requisiti abbia sofferto appunto una diminuzione generale dei propri valori nel GPI.


Fonte immagini:

Institute for Economics & Peace. Global Peace Index 2022: Measuring Peace in a Complex World, Sydney, June 2022. Available from: http://visionofhumanity.org/resources (accessed Date Month Year)

Per maggiori informazioni

https://www.visionofhumanity.org/peacefulness-declines-to-lowest-level-in-15-years/
Per il rapporto integrale: https://www.visionofhumanity.org/wp-content/uploads/2022/06/GPI-2022-web.pdf