Dante Oltre il confine

LO SCORRERE DEL TEMPO NELLA DIVINA COMMEDIA

di Alessia S. Lorenzi

Tante sono le indicazioni sullo scorrere del tempo nella  Divina Commedia. In effetti l’opera è inserita in una dimensione storico-temporale che determina, nel corso delle tre cantiche, le coordinate del viaggio del viandante nell’Aldilà. Il viaggio di Dante nei tre mondi ultraterreni avviene nell’arco di sette giorni, con l’evidente riferimento ai biblici sette giorni della creazione del mondo. La discesa nell’Inferno (catabasi) dura approssimativamente ventiquattro ore e lo scorrere del tempo è evidenziato soprattutto mediante descrizioni astronomiche fornite da Virgilio nel corso del viaggio. Alcuni riferimenti cronologici possono essere dedotti dalle perifrasi che Dante inserisce nei primi canti per inquadrare il momento della giornata in cui si svolgono i fatti che precedono l’avvenimento. A differenza delle altre cantiche, bisogna sottolineare che nell’Inferno la peculiarità dello scorrere del tempo nell’Inferno, risiede nella mancanza totale di riferimenti al corso del sole. Dante preferisce infatti menzionare gli spostamenti della luna, come si può notare dalle parole di Farinata Degli Uberti (Ma non cinquanta volte fia raccesa/la faccia de la donna che qui regge – Inf. X, vv. 7980). Anche l’aurora è descritta come “tramonto della luna” invece di “sorgere del sole”. Questa scelta sicuramente non è casuale, e vuole evidenziare la completa oscurità dell’inferno da cui è praticamente impossibile vedere il sole. C’è poi da considerare anche il significato allegorico: l’assenza di luce del sole rimanda alla mancanza della luce divina essendo l’Inferno il luogo del peccato per antonomasia. Il riferimento al sole che si fa nel primo Canto (Temp’era dal principio del mattino,/e ’l sol montava ’n sù con quelle stelle/ ch’eran con lui quando l’amor divino /  mosse di prima quelle cose belle – Inf. I, vv. 37-40) e, successivamente, nell’ultimo Canto («Lèvati sù», disse ’l maestro, «in piede: /la via è lunga e ’l cammino è malvagio, /e già il sole a mezza terza riede» – Inf. XXXIV, vv. 94-96) non devono indurci in errore. Nel Canto I, infatti, il poeta non è ancora entrato nell’Inferno, mentre nel Canto XXXIV si trova già nell’emisfero del Purgatorio. Sulla cronologia di inizio del viaggio di Dante, cioè l’anno in cui esso si svolge, il testo non lascia dubbi: si tratta del 1300. Sommando l’anno di nascita di Dante all’età che egli afferma di avere nel momento in cui si smarrisce nella selva, si giunge proprio a tale data, nella quale il Poeta aveva trentacinque anni. Ma oltre a questo primo dato, non mancano nel corso del cammino nell’Inferno, altri riferimenti al tempo. (Ier, più oltre cinqu’ore che quest’otta, /mille dugento con sessanta sei/anni compié che qui la via fu rotta– Inf. XXI, vv. 112-114) Siamo giunti nel luogo di pena dei barattieri, ossia nella quinta bolgia. I versi sono pronunciati dal diavolo Malacoda, il quale racconta che il ponte sulla sesta bolgia è crollato a causa del terremoto che fece tremare la terra il giorno della morte di Cristo, 1266 anni e diciannove ore prima. Siccome Dante ha posto la morte di Cristo nel trentaquattresimo anno di età verso mezzogiorno, si risale ancora al 1300. Anche Ciacco, nel Canto VI, dà indicazioni temporali con la sua profezia: “Poi appresso convien che questa caggia /infra tre soli, e che l’altra sormonti /con la forza di tal che testé piaggia.” (Inf. VI, vv. 67-69) (Poi è destino che i Bianchi cadano prima di tre anni, e che l’altra parte prenda il sopravvento con l’aiuto di un uomo (Bonifacio VIII) che, al momento, si tiene in bilico fra le due fazioni.) Nel Canto X Farinata Degli Uberti predice a Dante accadimenti futuri che lo riguardano: “Ma non cinquanta volte fia raccesa /la faccia de la donna che qui regge, /che tu saprai quanto quell’arte pesa.”  (Inf. X, vv. 79-81). (Ma non passeranno cinquanta fasi lunari – meno di quattro anni – che anche tu saprai quant’è dolorosa quell’arte.) È importante notare che il 1300 era anche l’anno del primo Giubileo del mondo cristiano, indetto da Papa Bonifacio VIII. Sembra che Dante abbia fatto questa scelta, riguardo all’anno di inizio del viaggio, per dare all’opera una simbologia di redenzione e salvezza dal peccato. Malacoda ci fa capire che il pellegrinaggio di Dante è iniziato il giorno dell’anniversario della morte di Cristo. Ancora oggi, comunque gli studiosi sono divisi tra due date, cioè, il 25 marzo e il 9 aprile, il Venerdì Santo dell’anno 1300. A sostegno di quest’ultima ipotesi ci sarebbe il grande valore simbolico del collocare la discesa di Dante nel mondo infernale durante la Settimana Santa: nella sera del Venerdì, egli scende nel luogo di perdizione dell’anima e la mattina della Domenica di Pasqua giunge sulla spiaggia del Purgatorio e comincia quindi il suo cammino di redenzione. Fissati questi punti salienti, scopriamo ora la scansione temporale degli avvenimenti durante il viaggio di purificazione affrontato dal Poeta.