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No Time to Die: l’ultimo Bond di Daniel Craig

di Alfonso Martino

In un periodo storico dominato dai cinecomic, esistono ancora saghe capaci di portare al cinema un gran numero di persone, come quella dell’agente segreto più famoso al mondo: James Bond, alias 007, interpretato ancora una volta da Daniel Craig.

Con No Time to Die si chiude un ciclo iniziato con Casino Royale e che ha dato al personaggio ideato da Ian Fleming una caratterizzazione inedita e una storyline ben definita, quasi a voler creare un Bond Cinematic Universe, in cui ogni personaggio gioca un ruolo ben definito e può essere riutilizzato in un’altra pellicola.

Il regista Cary Fukunaga, celebre per la prima stagione di True Detective, si confronta con una saga che si poggia su dei dogmi decennali: titoli di testa, inseguimenti a rotta di collo, lunghe sequenze action e giri per il mondo. Questa vena movimentata viene smorzata da una regia che ricerca spesso i giochi di luce, i primi piani dei personaggi e le tonalità fredde, che rappresentano il muro metaforico che mette 007 davanti alle persone che tengono a lui.

Daniel Craig

I segreti – specialmente quelli della Madeleine interpretata da Lea Seydoux –  e l’introspezione dell’agente segreto, mai visto così umano e voglioso di cambiare vita, risultano più interessanti del piano ordito dal villain Safin, ben interpretato da Rami Malek; il personaggio non è però supportato da una sceneggiatura solida, che spiega il legame con Bond ma non giustifica pienamente il suo obiettivo, restituendo allo spettatore una nemesi piatta e poco carismatica.

Rami Malek interpreta il villain Safin

Tra le scene più interessanti, vanno sicuramente menzionata quella iniziale ambientata a Matera, con un inseguimento al cardiopalma tra le strade strette della città lucana, quella ambientata a Cuba, in cui il protagonista collabora con un’agente interpretata da Ana d’Armas, perfettamente in parte e poco sfruttata durante la pellicola, e un piano sequenza sul finale, in cui Bond viene ripreso mentre combatte contro dei soldati durante la salita dell’ultima rampa di scale che lo porterà al suo obiettivo.

Da sinistra: Daniel Craig e Ana d’Armas

La sequenza finale emoziona sia i fan storici della saga sia quelli per cui Craig è il primo 007, chiudendo le fila della macro trama iniziata con Casino Royale (vedi la citazione alla Vesper di Eva Green a inizio film) e che apre nuovi scenari per la saga dell’agente segreto più famoso al mondo, accennati in questa pellicola e che verranno sicuramente sviluppati in futuro.