35 millimetri

Nude e crude creature. La pellicola di Lanthimos, tra sessualità e patriarcato

di Lucia Pastore

Nudo e crudo. Potrebbe essere questo il titolo della pellicola di Yorgos Lanthimos che mette a nudo, letteralmente, la realtà e la psiche dei suoi personaggi. Un horror macabro e retro-futurista, caratterizzato da un marcato black humour che tenta di alleggerirne il peso, soprattutto per Bella. Bella Baxter, la protagonista, è interpretata da una divertente e impeccabile Emma Stone.

Bella Baxter, interpretata da Emma Stone

L’attrice tira le fila dell’intera pellicola, proprio come il suo personaggio tira le fila della sua vita, pregna di sperimentazioni e avventure. La vita di Bella è un vero e proprio viaggio alla ricerca di sé e della sessualità: aspetti, forse volontariamente, tenuti nascosti alla giovane donna dal pragmatico e inquieto medico Godwin Baxter, interpretato da un magistrale Willem Defoe. Godwin, che Bella chiama “God”, un po’ come sono soliti fare i bambini nell’utilizzare nomignoli per rivolgersi ai propri genitori, è colui che si prende cura di lei, instaurando con la ragazza un legame che è a metà tra quello di un padre con sua figlia e quello di uno scienziato geloso della propria cavia.

Godwin “God” Baxter, interpretato da Willem Defoe

Prima che il dottor Baxter la traesse in salvo, riportandola in vita grazie al suo intuito e alla sua profonda conoscenza del corpo umano, Bella Baxter aveva tentato di togliersi la vita lanciandosi dal Tower Bridge di Londra. Godwin, accademico avanguardista che ha eredito dal padre le sue intuizioni scientifiche, e nondimeno l’ossessione per la vivisezione, aveva rianimato la giovane donna sostituendo il suo cervello con quello del feto che portava in grembo. Metodi alquanto splatter, che rendono quasi immediato e inevitabile il parallelismo con il Frankenstein di Mary Shelley.  

Bella, che ha le capacità motorie e cognitive di una bambina di appena sei anni, pone continuamente domande, talvolta scomode, tentando di dare un senso a qualsiasi cosa lei veda, senta o tocchi. Toccare è una delle azioni preferite di Bella e il tatto finisce per essere il senso che maggiormente domina l’intera scena.

Gli eventi prendono una piega differente quando il Dr. Baxter richiede l’affiancamento dell’assistente ricercatore Max McCandles, interpretato dal giovane Ramy Youssef. Il ragazzo, che ha il compito di studiare i comportamenti di Bella, se ne innamora perdutamente, probabilmente attratto dall’innocenza di lei. Tuttavia, quando è un passo dallo sposare Bella, su idea dello stesso Dr. Baxter che ha notato sin da subito la forte intesa tra i due, il suo sogno si infrange. Subentra qui un divertente Mark Ruffalo che interpreta Duncan Wedderburn, il legale, nonché inconsolabile casanova e ciarlatano, che si occupa di formalizzare l’unione tra Max e Bella.

Mark Ruffalo nei panni di Duncan Wedderburn

Il legale persuade e seduce l’innocente ragazza, che ha da poco scoperto la masturbazione e i primi impulsi sessuali. I due partono per un viaggio, fisico e allegorico, per l’Europa, sconosciuta alla giovane Bella che vive il mondo in bianco e nero, così come lo stesso Lanthimos ci dimostra con la scelta dei colori. La prima parte della vita di Bella è infatti rappresentata in bianco e nero per poi essere proiettati in una dimensione retro-futurista, caratterizzata da un cielo colorato avvolto da nubi grigiastre e costumi pomposi i cui colori fanno risaltare l’incarnato della Stone.

L’attrice, eroina della pellicola, ricerca l’indipendenza, prendendo le distanze da Duncan che diventa per lei un oggetto sessuale di cui non comprende l’apparente sensibilità, che spesso esterna con le lacrime. Sensibilità e ossessione sono i tratti che caratterizzano l’attitudine di Duncan nei confronti della giovane donna: attitudine che affonda le radici nel patriarcato. È infatti il patriarcato uno degli schemi da cui tenterà di fuggire Bella, quando, dopo aver portato in rovina Duncan ed essersene separata bruscamente, decide di intraprendere un percorso di rinascita a Parigi.

A Parigi, Bella riscoprirà sé stessa e la sessualità in ogni sua sfaccettatura, offrendo sesso in cambio di denaro. Quello che per Duncan è sinonimo di vergogna, è per lei mera quotidianità, oltre che esplorazione, tra l’es e l’io Freudiani. A non trovare sé stesso è invece Duncan Wedderburn che, durante il soggiorno parigino di Bella, continua a perseguitarla implorando il suo perdono e il suo ritorno. Bella, ormai autonoma e indipendente, schernisce e boccia ogni tentativo di riavvicinamento da parte del legale, ormai talmente a pezzi e trasandato da sembrar quasi impersonare il ruolo del clochard. Il personaggio capitolerà quando, un po’ per vendetta e un po’ per il bene della scienza, Bella lo renderà parte dell’insieme di mostruose, e a tratti esilaranti, creature che albergano la casa di Godwin dove lei andrà a vivere dopo la di lui dipartita.

La rivincita al femminile è sicuramente il tema portante di questa pellicola, adattamento cinematografico del romanzo di Alasdair Gray, ripreso dalla sceneggiatura di un pungente Tony McNamara. Emerge, attraverso la scelta di Bella di seguire le orme del suo papà God, la volontà e il tentativo della donna di occupare, in maniera determinante, un posto nel mondo e nella scienza, settore che ancora oggi apre timidamente le sue braccia alle donne. Patriarcato, femminismo, inclusione, libero arbitrio, libertà: temi grazie ai quali alla pellicola son valse diverse candidature, ma non solo. Nell’attesa della 96ª Cerimonia degli Oscar, Poor Things si aggiudica un Leone d’oro al miglior film all’80ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, il Golden Globe per il miglior film commedia o musicale e, sia il Golden Globe per la migliore attrice in un film commedia o musicale, che il premio British Academy of Film and Television Arts (BAFTA) all’eccelsa Emma Stone.

Doveroso menzionare Dafoe e Ruffalo, le cui performance sono ugualmente degne di note, al pari delle musiche che sicuramente dominano la scena, generando talvolta nello spettatore sensazioni contrastanti a causa delle note dirompenti. La critica, qui, non è divisa: è virtuoso e «un affascinante carnevale di stranezze» per il Guardian[1], un film intelligente per il New York Times[2], un capolavoro forse per altri. Cosa sarà per l’Academy? Si dovrà attendere la serata di premiazione per scoprirlo.


[1] https://www.theguardian.com/film/2024/jan/14/poor-things-review-yorgos-lanthimos-emma-stone-frankenstein?ref=upstract.com

[2] https://www.nytimes.com/2023/12/07/movies/poor-things-review.html