Libri

Ongaro, una vita infinita

di Antonio Stanca

È stato appena pubblicato dalla Società Editrice Milanese (SEM) L’enigma di Macallè, secondo romanzo di Luca Ongaro. Il primo, Un’altra storia, era uscito l’anno scorso nelle stesse edizioni.

Nato a Firenze nel 1957, in tanti modi si è applicato Ongaro dopo la laurea. È stato agronomo, informatico, ha lavorato con società straniere in molte parti del mondo. Un giramondo ma anche un docente universitario nella sua città. Nella Firenze di periferia vive ora, svolge i lavori richiesti dalla sua campagna e si dedica alla scrittura narrativa. Ha cominciato nel 2022 con Un’altra storia, un romanzo così ben riuscito da procurargli il Premio Garfagnana per il Giallo storico. Anche L’enigma di Macallè appartiene a questo genere letterario. Sembra quello preferito dallo scrittore e in verità molto facile e molto bene gli riesce scrivere di luoghi, di tempi ben precisi, ben determinati e combinarli con una vicenda, un “caso”, un crimine inventato e a lungo indagato.

Due sono gli elementi delle sue narrazioni, uno è vero l’altro no, e a distinguerle è il modo col quale l’autore riesce a combinare quegli elementi. Non fa notare la differenza, li fa procedere con naturalezza, li mostra sempre uniti mai separati, sempre composti mai distinti. Si svolgono tanto bene i due piani da apparire entrambi veri. Ad un’estensione, ad una dilatazione della verità fa assistere Ongaro scrittore: è questa la sua nota peculiare, la sua qualità maggiore. La sua verità comprende anche quella che non lo è e così la vita da lui rappresentata. Non è mai unica, definitiva, c’è sempre da sapere, da scoprire, sono tanti i suoi tempi, i suoi luoghi, i suoi eventi che ha l’impressione di perdersi quel commissario Campani che ogni volta lo scrittore mette a capo delle indagini richieste da quanto è successo. Un mondo fatto di passato, presente e futuro, una vita fatta di tante persone, tante cose, una storia vera e tante altre costruite attraverserà Campani prima di finire con il suo caso.

Come in Un’altra storia anche ne L’enigma di Macallè sarà così: sono gli anni Cinquanta, l’ambiente è quello delle colonie italiane in Africa, l’Eritrea, il governo quello di Roma col quale si hanno rapporti piuttosto difficili, la vita  quella abitudinaria, arretrata di una regione africana dove non succede niente di particolare e dove, però, ogni tanto l’ufficio di Polizia, i suoi incaricati, i Carabinieri, il Procuratore, il Questore, sono chiamati a risolvere un reato che nessuno si aspettava. Anche ne L’enigma di Macallè le indagini saranno affidate al commissario Francesco Campani, italiano di Firenze ma trasferitosi in colonia per il suo lavoro nel quale è aiutato da abili dipendenti. Ora si è sposato con quell’Emma Giusti di prima che continua a lavorare all’Istituto Agricolo Coloniale di Macallè e che insieme a lui trascorre tutto il suo tempo libero, che di lui condivide le ansie, i dubbi, i sospetti che lo tormentano anche quando non indaga. Abitano a Wukro, a poca distanza da Macallè. Anche con amici si ritrovano in quella vita di piccole escursioni, di brevi tavolate che una colonia può permettere.

Il personaggio principale, però, il protagonista rimane Francesco Campani, sempre diviso tra dipendenti e superiori, sempre in cerca di soluzioni, sempre sospeso tra quanto è successo e quanto può succedere, tra quanto è vero e quanto non lo è. Stavolta è stato ucciso a Macallè il macellaio Angelo Fusina, è stato trovato morto dissanguato nella cella frigorifera della sua macelleria senza che mai si fosse sospettato di lui, che mai gli si fosse attribuita una condotta o un’azione sconveniente, illecita. Si scoprirà, invece, che era un usuraio della peggiore specie, un donnaiolo senza scrupoli, un malfattore capace di ogni oscenità. Si scoprirà pure che era fuggito da Belluno dopo aver violentato una bella e brava ragazza, Chiara, e dopo che il fidanzato di lei, Vincenzo, si era messo sulle sue tracce per vendicarsi. Lo avrebbe scovato a Macallè e insieme ad un amico lo avrebbe fatto morire.

Quant’altra vita c’era dietro l’apparenza! Quant’altra verità! Quanto c’è voluto per scoprirle, conoscerle! Quanto ha dovuto attendere quel commissario! In una condizione di perenne incertezza, di eterna instabilità, in uno stato sempre diviso tra quanto si vede e quanto non era stato Campani per tutta l’indagine. Nei movimenti del corpo, nei pensieri della mente ha ormai assunto i caratteri di una vita simile. Ce la farà anche stavolta, anche stavolta sarà aiutato dalla buona tavola e da altre distrazioni. Salverà il suo nome e quello del suo ufficio ma ogni volta si vedrà più esposto al pericolo di non riuscire perché ogni volta più ampio, più incerto, più insicuro si rivelerà il mondo intorno a lui e più difficile il compito di percorrerlo.