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Rifkin’s Festival: Woody Allen e l’amore per il cinema

Alfonso Martino

Uno dei libri più discussi della scorsa estate è stato A proposito di niente, autobiografia di Woody Allen edita in Italia per la Nave di Teseo. Le polemiche sono scaturite per via del passato burrascoso del regista newyorkese, riportato nell’ultima parte dell’opera. In concomitanza con il libro era atteso Rifkin’s Festival, film in cui il regista torna in Spagna – nello specifico nella località di San Sebastian – tredici anni dopo Vicky Cristina Barcelona.

La struttura richiama gli ultimi film di Allen, tra cui Midnight in Paris.
Il protagonista è Mort, ex insegnante di cinema e aspirante scrittore; una trasposizione della figura del regista così come lo era il Boris di Basta che Funzioni.
Come in ogni pellicola di Allen, la città è al centro della storia: San Sebastian, in cui annualmente si svolge il festival del cinema, viene descritta in maniera evocativa e avvolta da una luce calda.

Il cinema è il motivo per cui Mort si trova nella città spagnola per accompagnare sua moglie Sue, agente del regista francese Philippe.
San Sebastian alimenta le incomprensioni nella coppia: Mort è un intellettuale, amante dei classici del cinema europeo e con velleità da scrittore mancato, mentre Sue ha una personalità forte e intraprendente, sempre più attratta dal lavoro e dal carattere di Philippe.

Tra le altre cose, Mort condivide con Allen l’amore per Fellini, Bergman e Truffaut, citati più volte nell’autobiografia del regista come maestri. Il protagonista fa i conti con se stesso e sulla sua relazione grazie a dei sogni premonitori che strizzano l’occhio a pellicole come Jules e Jim, Il Posto delle Fragole, Persona e Quarto Potere, riprese da Allen con lo stesso stile (vedere il riferimento a Persona per credere).

L’insegnante è aiutato nel suo percorso da Giovanna Rojas, dottoressa che fa da controparte femminile di Philippe e che, come la Maria di Vicky Cristina Barcelona, è attratta da personalità artistiche e narcisistiche.
La storia con Giovanna, raccontata da Allen con il suo stile sognante, porta lo spettatore a vedere il cinema con gli occhi del regista, fatto di storie d’amore impossibili, magia e mistero.