35 millimetri

The Batman: un cinecomic d’autore

di Alfonso Martino

Siamo immersi dai cinecomic: non solo in sala ma anche sulle piattaforme streaming – pensiamo alle serie Marvel/Disney – che stanno ampliando il concetto di universo espanso.
Anche la DC/Warner ha fatto questo tentativo, non ottenendo lo stesso successo.

Le cose potrebbero cambiare con l’uscita di The Batman, film di Matt Reeves che dona all’uomo pipistrello una veste ancora più cupa di Nolan e Burton.

Per la prima volta vediamo un giovane Bruce Wayne (Robert Pattinson) all’inizio della sua attività da vigilante – al secondo anno precisamente – e che mostra ancora i segni della rabbia e dell’inesperienza, come dimostrano i numerosi colpi che riceve per tutto il film e le canzoni grunge che accompagnano le sue ronde.
La maggior parte delle scene si svolge di notte o alle prime luci dell’alba, con il regista che enfatizza il terrore dei criminali per Batman grazie alla combinazione tra il buio, il silenzio e la luce dei lampioni.

Ciò che colpisce della pellicola è il lato tecnico, con Reeves che ha curato Gotham City come nessun’altro, restituendo una città marcia, corrotta fino al midollo, caratterizzata dal colore rosso, dal buio e dalla pioggia, in cui il potere si controlla nei night club e non nei municipi.

La colonna sonora accompagna l’intera vicenda senza essere troppo ingombrante, esplodendo solamente nei momenti di maggiore tensione come nella sequenza dell’inseguimento in macchina tra Batman e il Pinguino (Colin Farrel), che culmina con l’auto del secondo capovolta e con la macchina da presa che mostra il pov del villain: il vigilante va verso di lui circondato dalle fiamme.

Oltre al Pinguino, Reeves sfrutta altri villain poco considerati al cinema come il boss mafioso Carmine Falcone (John Turturro) e l’Enigmista (Paul Dano), vero cattivo della vicenda che dona al film quel tono thriller con rimandi a Zodiac che ci permette di ammirare le doti da detective di Batman, ben sviluppate nei fumetti.

Il film ha dei difetti di scrittura ma ci si passa sopra se si pensa al gran lavoro fatto da Reeves sul lato tecnico e sul casting (la chimica tra Bruce e la Selina Kyle di Zoe Kravitz è tangibile).