35 millimetri

The Father: il tempo è tiranno

Alfonso Martino

Una tendenza sempre più diffusa nell’ultimo anno in ambito cinematografico è quella di adattare pièce teatrali sul grande schermoOne night in Miami ne è un esempio – e l’esordiente Florian Zeller non è da meno con il suo The Father, adattamento dell’omonima opera teatrale scritta da lui nel 2012.

Il film vede come protagonisti Anthony (Anthony Hopkins, vincitore dell’Oscar per il miglior attore protagonista per questo ruolo), un anziano sempre più decadente per via dell’Alzheimer e sua figlia Anne (Olivia Colman).

Anthony (Anthony Hopkins) con la figlia Anne (Olivia Colman)


Zeller dà alla pellicola un’ impostazione teatrale, inserendo all’interno della vicenda pochi personaggi, tra cui anche oggetti inanimati che giocano un ruolo importante ai fini della trama: l’orologio di Anthony, simbolo del tempo che l’uomo non riesce più a tenere sotto controllo e che viene costantemente smarrito dall’ anziano; la casa, location in cui si svolge tutta la vicenda e che cambia nell’arredamento in base ai ricordi del protagonista.

Dal punto di vista tecnico, il regista gioca con lo spettatore grazie a una colonna sonora che dona al film un ambientazione thriller, accentuata dai cambi di location citati in precedenza e dalla presenza di due personaggi che di tanto in tanto si sostituiscono ad Anne e a suo marito; inoltre, la regia segue il flusso dei ricordi di Anthony con movimenti di camera a volte rapidi, con sequenze non sempre riportate nel giusto ordine cronologico, e a volte statici, che evidenziano la solitudine del protagonista.

Il film riesce così a raccontare una storia in cui molti possono rivedersi in maniera originale, senza sfociare nel patetico e con un Anthony Hopkins magnetico (la sequenza della presentazione all’infermiera che lo accudirà è una gioia per gli occhi, dal momento che l’attore passa in poco tempo dall’ammaliante al cinico).

Nel finale, Zeller mostra lo stato psicofisico di Anthony in maniera decisa e delicata allo stesso tempo, con l’ultima sequenza che allo spettatore ricorderà quella di Volevo Nascondermi di Giorgio Diritti, venendo però pensata e girata in maniera migliore rispetto al film italiano.