35 millimetri

Triangle of Sadness, una satira su moda, capitalismo e tanto altro

Triangle of Sadness cast

di Alfonso Martino

Il nuovo film di Ruben Östlund (The Square), vincitore della palma d’oro a Cannes e presentato alla Festa del Cinema di Roma nella categoria Best Of, critica gli influencer e il capitalismo in un film spiazzante.

Yaya viene fotografata mentre mangia spaghetti
Yaya e Carl

Il cinema nordeuropeo è sinonimo di qualità: pensiamo a Il Sospetto o Un Altro Giro, film in cui lo spettatore lotta con la pellicola, la sfida per vedere fino a che punto può sopportare determinate storie.

Ruben Östlund (The Square) fa lo stesso con il suo Triangle of Sadness, che gli ha permesso di trionfare a Cannes e di entrare nella categoria Best Of alla Festa del Cinema di Roma. Se con The Square ho perso la sfida con il film, al contrario con Triangle of Sadness l’attenzione è rimasta sempre alta.

“Arriva Balenciaga, ecco H&M”

Carl e altri due modelli posano per agenzia di moda
Carl e altri due modelli posano per agenzia di moda (rbcasting.com)

Il film è diviso in tre atti e in ognuno di essi abbiamo tre tematiche diverse: nel primo facciamo la conoscenza di Carl e Yaya, due giovani bellissimi modelli dall’ enorme seguito social. Il regista e sceneggiatore ci mostra non solo una critica alla moda (vedi sequenza iniziale con: “Arriva Balenciaga, ecco H&M”), ma anche le differenze tra i due in una scena, quella del ristorante, in cui i due discutono su chi deve pagare la cena, in una location artefatta e finta come il settore in cui lavorano.

Ostlund fa leva su tematiche attuali: una relazione deve essere basata su concezioni antiche come il maschio alpha e la donna venerata, anche se quest’ultima è più famosa e lavora più del primo? L’uomo deve lottare per l’amore di una donna che non sembra presa quanto lui?

La sequenza del rientro a casa dal locale è girata con un piano sequenza che incolla allo schermo e ti fa sentire come se fossi dentro l’Uber in cui viaggiano Carl e Yaya.

Capitalismo e socialismo

Il capitano Thomas (Harrelson) e il vice Darius (cineimage.ch)

Nel secondo atto il film prende una piega completamente diversa a partire dalla location: uno yacht che accoglie una clientela ricchissima, tra cui i nostri due modelli, a cui la vacanza è stata pagata dai brand per cui lavorano.

Il regista ci fa conoscere pian piano i passeggeri: Dimitrij e Ljudmila, una versione anziana dei giovani protagonisti, Winston e Clementine, un’anziana coppia arrichita dalle bombe a mano e Jorma, un uomo ricchissimo ma solo, come dimostra la sequenza al bar con lui, Yaya e Ljudmila.

Il motivo per cui lo spettatore lotta con questo secondo atto sta tutto nella sequenza della cena del capitano interpretato da Woody Harrelson (True Detective), che inizia con la nave agitata dalle onde forti e da un quadro che vede la luce del sole in base al movimento della nave e prosegue con la cena, in cui il capitano Thomas è mostrato storto rispetto al resto dell’equipaggio, come se quello non fosse il suo posto. L’intera scena è un qualcosa di incredibile, sicuramente difficile da digerire ma non sarebbe giusto spoilerarla per intero.

Da menzionare però il momento in cui il capitano e Dimitrij, in mezzo al caos che ha rovinato la cena, iniziano a dibattere di comunismo e socialismo nella sala di comando e con il microfono acceso, come se tutti i passeggeri dovessero capire una lezione sul loro stile di vita.

L’isola

Da sinistra: Yaya e Abigail

Parlare di questo atto conclusivo è difficilissimo senza fare spoiler ma ci proverò: anche stavolta la location cambia attraverso uno stratagemma divertentissimo e che porterà alcuni dei passeggeri su un’isola deserta, in cui i nostri, che non sanno come cacciare o accendere un fuoco, dovranno trovare un modo per sopravvivere.

Ostlund mischia di nuovo le carte: nell’isola non esiste più il sistema capitalistico e una persona come Abigail, responsabile dei bagni sullo yacht, qui diventa il capitano, dal momento che è lei a cacciare e a provvedere ai bisogni degli altri.

La donna diventerà oggetto del desiderio di Carl e rovescerà la situazione iniziale tra lui e Yaya, in cui sarà lei a dover lottare per l’amore del modello. Questa società antica viene mostrata dal regista nella sequenza in cui Jorma mostra una sua pittura rupestre dopo la caccia a un asino.

La scena finale potrebbe ricordare ad alcuni echi del cinema sudcoreano, in particolare di Parasite, ma conferma la forza di un film da vedere con attenzione.