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Yoshimoto, ai limiti della vita

di Antonio Stanca

Un’edizione speciale del romanzo N.P. (North Point) di Banana Yoshimoto è apparsa di recente allegata al Corriere della Sera. La traduzione è di Giorgio Amitrano. L’opera risale al 1991 e con essa la famosa scrittrice giapponese aveva detto di voler riprendere i temi trattati in precedenza, l’amore tra consanguinei, i suoi problemi, i suoi tormenti, il senso dell’occulto, della morte, la forza del vizio, il valore dell’immaginazione, la tradizione letteraria, religiosa. Così era stato nella prima Yoshimoto e così in N.P., nell’ampia e sapiente costruzione dell’opera della quale la scrittrice, come altre volte, si è mostrata capace.

Nata a Tokyo nel 1964, qui aveva studiato e si era laureata in Lettere presso l’Università di Nihon. Aveva esordito nella narrativa nel 1987 col romanzo Kitchen, che l’aveva resa subito famosa e già allora aveva mostrato quanto fosse importante per lei l’osservazione dell’animo umano, l’esame dei nuovi pensieri, dei nuovi sentimenti apportati dai tempi moderni, dei gravi pericoli, delle drammatiche complicazioni alle quali era giunta la vita pur di persone semplici, pur in ambienti comuni. Considerava importante, inoltre, la Yoshimoto scrittrice il recupero, la rivalutazione di quei principi, di quei valori morali che erano stati del passato e che il presente aveva smarrito. Vecchia e nuova, antica e moderna si proponeva di essere, di ordine e disordine, di salvezza e rovina si proponeva di scrivere e lo avrebbe fatto. Di una vita così estesa la sua sarebbe diventata una delle voci più note, più apprezzate, più tradotte, più premiate nella contemporanea letteratura mondiale.

Un’altra prova dell’alto livello raggiunto dalla scrittrice nei contenuti e nella forma espressiva è N.P., dove si mostra impegnata a rappresentare una situazione incestuosa prima tra padre e figlia, poi tra fratello e sorella. La figlia e la sorella sono la stessa persona, la stessa donna, la giovane Sui, passata da un rapporto all’altro. Il padre si era suicidato. È una storia che la Yoshimoto collega con uno dei cento racconti scritti da quel padre e mai inserito nella raccolta definitiva, mai pubblicato per volontà di lui. Difficile era diventato trovarlo, averlo e, tuttavia, per il padre che lo aveva scritto e i fratelli che lo avevano letto era stato motivo di un fascino, di una malia tale da indurli al peccato.

Sarebbe dovuto essere il racconto n. 98 della raccolta e fino alla fine del romanzo se ne parlerà come di qualcosa di raro, di misterioso, di proibito. Perversa, oscena era la situazione che in casa si era creata e che a quel racconto veniva attribuita. Era stata continuata dal fratello e dalla sorella. Lo faranno per molto tempo nonostante la disapprovazione di Saki, l’altra sorella, e di Kanō, l’amica comune che si era inserita nel loro rapporto, nella loro vita. Venivano tutti da famiglie separate, da una vita tra le più moderne. Saranno i personaggi principali dell’opera, i protagonisti, gli autori se non di vere e proprie azioni delle tante riflessioni, dei tanti discorsi, delle tante situazioni che la comporranno. Attraverso i loro incontri privati o pubblici, i loro scambi, le loro confidenze, le loro rivelazioni passerà la narrazione della scrittrice. Si parlerà di tante cose, si saprà di tanta vita mentre si dice di quanto era avvenuto e ancora avveniva tra Sui e il fratello. Anche questi ne parleranno tra loro e con gli altri, saranno rimproverati, accusati, si mostreranno pentiti, tormentati, si riprometteranno di farla finita ma incapaci saranno di rinunciare all’attrazione, alla seduzione che li vedeva coinvolti. Infiniti risvolti assumeranno i pensieri, i giudizi, le valutazioni soprattutto se fatte da chi, Saki o Kanō, dalla vicenda era fuori e vi assisteva impotente. Si creeranno situazioni di emergenza, di pericolo per i due amanti, cercheranno l’aiuto degli altri ma la liberazione, la fine del problema verrà solo quando lei deciderà di allontanarsi, di andarsene, di cercare altra vita con altre persone.

Interminabile era stato il travaglio per i fratelli amanti, di amore e odio, piacere e dolore, promesse e rinunce, realtà e immaginazione si era composto. Anche di uccidersi avevano pensato, tramite la morte avevano creduto di finire con quanto c’era tra loro. Ai limiti della realtà, della vita giunge stavolta la scrittrice senza mai alterare i toni ma con la semplicità, la chiarezza che la distinguono. Sempre facile è leggere Yoshimoto anche quando dice di situazioni difficili, sempre nei confini della ragione rimane anche quando sembra andare oltre!