Particularia

La grande onda di Hokusai

La grande onda di Katsushika Hokusai (1830-1831 circa), Wikipedia

Lucia Vitale

Per la copertina dell’ultimo numero di “Clinamen” abbiamo scelto una bellissima xilografia giapponese ottocentesca realizzata con una tecnica in stile Ukiyo-e dall’artista giapponese Katsushika Hokusai: “La grande onda presso la costa di Kanagawa” o più comunemente nota come “La grande onda”.

L’opera è oggi considerata un’icona dell’arte, non solo giapponese e la sua fama in Occidente si deve a diversi pittori europei dell’avanguardia della seconda metà del XIX secolo, i quali iniziano a compiere numerosi viaggi in Giappone e a prendere parte alle Esposizioni universali, dove i padiglioni relativi al Giappone sono i più apprezzati dal pubblico e dalla critica mondiale di quegli anni, per le novità tecniche introdotte dalla stampa xilografica e dalle nuove tematiche legate alla cultura giapponese. Hokusai è l’artista che più di tutti gli altri riesce ad affascinare gli occidentali grazie all’universalità dei temi trattati nelle sue opere e alla semplicità e all’immediatezza con cui è riuscito a comunicarli.

Ma qual è il tema di quest’opera?

La composizione pur essendo composta da pochi elementi (le barche, il mare e la montagna) non risulta mai banale, al contrario, riesce a rendere in maniera originale una tematica assai diffusa nella letteratura di tutti i tempi, ovvero la potenza della natura a cui gli esseri umani devono sottostare.

Nell’immagine, sono i pescatori a essere ostacolati dalla “natura matrigna”, i quali come da routine trasportano il pesce ancora vivo a bordo di veloci imbarcazioni lunghe 12-15 metri, le cosiddette oshiokuri-bune, dalle penisole di Izu e Bōsō ai mercati della baia di Edo, l’odierna Tokyo. Di conseguenza, se ambientata ai giorni nostri, la scena si svolgerebbe a circa 30 chilometri a sud di Tokyo, con il Monte Fuji distante all’incirca 90 chilometri dagli occhi dell’osservatore.

La grande onda è la stampa più acclamata di Hokusai della serie Trentasei vedute del monte Fuji. L’opera integrale viene realizzata tra il 1830 e il 1832 circa per conto dell’editore Edo Eijudō che gli commissiona queste trentasei stampe paesaggistiche (successivamente ampliate a quarantasei dato il grande successo) accomunate dalla presenza del monte Fuji.

Perché il monte Fuji domina l’opera?

Il monte Fuji è ancora oggi considerato un importante emblema del Giappone a livello geografico, culturale e spirituale; è da sempre associato alla Bellezza nell’arte giapponese e, almeno dal VII secolo, è adorato dagli scintoisti per via della presenza di uno dei kami, ossia dello spirito divino della principessa Konohanasakuya simboleggiata dal celebre fior di ciliegio.

La grande onda è da ammirare non solo per la sua forte carica espressiva ma anche per l’alta qualità della stampa policroma: l’unico colore scelto per il progetto originario è il blu di Prussia, che gli stampanti giapponesi avevano da poco importato dall’Europa; ma visto il grande successo delle prime stampe, l’editore si rende conto della scelta limitante optando per una più ricca policromia, oggi visibile nelle numerose copie del capolavoro.

La grande onda della serie Le trentasei vedute del monte Fuji è stata pubblicata quando l’artista è già sulla settantina e mostra l’eccellente livello raggiunto dell’umile maestro, il quale dopo una vita di esercizio con pennello e colori è ancora alla ricerca della perfezione. Egli, infatti, scriverà nel colophon al primo volume del suo capolavoro:

Dall’età di sei anni ho la mania di copiare la forma delle cose, e dai cinquanta in poi ho pubblicato molti disegni, però tra quello che ho raffigurato in questi settant’anni non c’è nulla degno di considerazione. A settantatré ho un po’ intuito l’essenza della struttura di animali e uccelli, insetti e pesci, della vita di erbe e piante e perciò a ottantasei progredirò oltre; a novanta ne avrò approfondito ancor più il senso recondito e a cento anni avrò forse veramente raggiunto la dimensione del divino e del meraviglioso. Quando ne avrò centodieci, anche solo un punto o una linea saranno dotati di vita propria. Prego quelli tra loro signori che godranno di lunga vita di controllare se e quanto sostengo si rivelerà infondato.”

Le copie de’ La grande onda sono conservate in diversi musei del mondo, tra cui il British Museum di Londra dove fino al 30 gennaio 2022 è possibile ammirarla all’interno di una mostra dal titolo Hokusai – The Great Picture Book of Everything che raccoglie un centinaio di xilografie dell’autore datate al 1820-1840 realizzate per un’enciclopedia rimasta incompiuta.  

PILLOLE DI SAPERE

Ukiyo-e

L’Ukiyo-e nasce come arte popolare dai soggetti leggeri per la classe borghese nipponica nei primi decenni del XVII secolo, contemporaneamente all’instaurazione del governo militare, lo shogun di Tokugawa. La tecnica utilizzata consiste nella stampa xilografica, cioè di riproduzione della stessa immagine in serie grazie al sussidio di tavole di legno intagliate e ricoperte di inchiostri colorati. L’Ukiyo-e contribuirà anche allo sviluppo dell’industria editoriale. Hokusai è, dunque, l’icona di uno stile artistico noto al mondo intero per averci lasciato dei capolavori che travalicano i confini di un ambito specifico dell’arte.

Vita dell’artista

Nasce nel 1760 a Edo, l’odierna Tokyo, dove all’età di quattro anni viene adottato da una ricca famiglia di artigiani, fabbricanti di specchi al servizio dello shogunato di Tokugawa. Hokusai inizia a lavorare in una biblioteca di libri a prestito da adolescente e a soli 14 anni diventa apprendista in un laboratorio di intaglio xilografico, dove rivelerà il suo vero talento. Il lavoro dello xilografo non lo abbandonerà mai per tutta la sua vita, durante la quale ha prodotto una quantità sconfinata di dipinti, disegni, stampe sciolte e libri illustrati.