Intervista a Roberto Gagnor

di Lorenzo Di Lauro

Clinamen ha incontrato anche Roberto Gagnor, una delle firme più celebri del mondo dei fumetti. Da quasi vent’anni è uno degli sceneggiatori più famosi di Topolino, per il quale ha realizzato una miriade di storie e saghe. Ha esplorato più campi, come il cinema (anche nei panni di regista), la tv, i podcast e non solo. La passione per la scrittura lo ha portato a considerarla nelle sue varie forme, dalla graphic novel agli articoli, dalla sceneggiatura dei fumetti a quella dei film. I suoi obiettivi restano sempre gli stessi: continuare a raccontare storie e ad affascinare i suoi lettori.

Come nasce la sua grande passione per la scrittura, e come nasce quella per il fumetto?

Come quasi tutti, ho imparato a leggere con Topolino; i miei genitori sono insegnanti di italiano e latino (mio padre) e latino e greco (mia madre), quindi ho sempre vissuto tra i libri e… le storie, tra romanzi, fumetti, cinema, TV. 
Da bambino scrivevo e disegnavo le mie storie a fumettie le mandavo alla redazione di Topolino! Disegno ancora oggi: non sono bravo, ma mi serve per visualizzare idee e storyboard. Al liceo e poi a Scienze della Comunicazione, a Torino, ho iniziato a scrivere e dirigere i miei piccoli cortometraggi. Poi ho frequentato un corso di cinema negli USA e il Corso RAI-Script per Sceneggiatori a Roma. Insomma: ho sempre voluto scrivere e raccontare storie. Oggi è non solo la mia passione, ma il mio lavoro, cosa che considero una grande fortuna e un enorme privilegio.

Da quasi vent’anni è uno degli sceneggiatori principali di Topolino, il fumetto più popolare in Italia. Come nasce l’ispirazione per una storia? Si sente più affine al mondo dei paperi o a quello dei topi?

La domanda “come nascono le storie” ha due risposte. Una è lunga due o tre libri: le storie arrivano da tutto. Dalla tua vita, da quello che leggi e guardi, da quello che vorresti aver vissuto, da quello che sogni, da quello che ti fa paura… e da quello che ti fa ridere.
L’altra è un sintetico “Boh!”. Non ne ho idea! Ma ci sono trucchi ed esercizi per abituare il cervello a riconoscere le idee, a trovarle. Poi c’è il vero lavoro creativo: ragionarci su, smontare e rimontare i vari snodi della storia per farli funzionare: strutturare la storia, insomma.
I paperi sono un intero universo con tutte le sfumature della commedia, quindi forse è più facile sentirsi a proprio agio con loro. I topi se vogliamo sono più difficili, ma Topolino è un tale universo a sé che scrivere una storia con lui è sempre una soddisfazione – e una sfida.

C’è un collega o un disegnatore che stima in modo particolare tra quelli con cui ha collaborato a Topolino, o comunque un punto d’ispirazione nel suo approccio al fumetto?

Ho avuto e ho la fortuna di lavorare con professionisti pazzeschi, tra sceneggiatori e disegnatori. Ma se devo restringere – a malincuore! – il campo, direi: Giorgio Cavazzano per il disegno, perché il tuo tratto e il suo humor hanno influenzato parecchio tutto il mio modo di scrivere. E poi, Bruno Sarda, Marco Bosco, Max Valentini e Giorgio Figus: tutti piemontesi come me, colleghi e soprattutto amici. Tutti loro mi hanno insegnato qualcosa, quando sono arrivato a Topolino.

Lei si occupa anche di altro: articoli, cinema, televisione e vari altri campi. Come si riescono a conciliare tanti mondi accomunati dalla scrittura, ma così differenti tra di loro?

Scrivo tanto e cerco di divertirmi sempre! È una ginnastica creativa che per me è necessaria, per due motivi. Il primo è prettamente economico: noi sceneggiatori siamo freelance, e se hai un unico padrone e quel padrone chiude o cambia gestione, tu non lavori più. Il secondo è invece creativo: se fai una cosa sola, sempre allo stesso modo, anche se è qualcosa che ti piace molto, finisci per bloccarti in una maniera espressiva e diventi meno creativo. Mi piace spaziare tra i media anche perché puoi portare quello che impari in un medium – la disciplina e l’attenzione ai personaggi di Topolino, ad esempio – in un altro, e viceversa: ad esempio, spesso uso nelle mie storie Disney stacchi e tecniche da sceneggiatura cinematografica .

“Dieci. I 10 giorni che hanno fatto la storia della Juventus” è una sua recente storia a fumetti che ripercorre alcune tappe della Juventus. Prima di lei il suo collega Bruno Sarda si era cimentato in un progetto simile raccontando il Torino. Questa vostra iniziativa può essere un nuovo modo per raccontare lo sport attraverso i fumetti? Prima o poi aprirà un filone di letteratura sportiva?

Be’, i fumetti a tema sportivo esistono da anni, e hanno parecchia fortuna! Bruno ha raccontato meravigliosamente il Toro nel suo “Granata!”, e grazie a lui sono entrato in contatto con le Edizioni del Capricorno, che ha approvato l’idea di raccontare a fumetti anche la Juve. Edoardo Audino, disegnatore giovanissimo e bravissimo, ha portato il suo stile cinetico e moderno alla storia, e ci siamo divertiti molto. L’unico problema è che la storia della Juve è piena di aneddoti e personaggi pazzeschi… quindi non vedrei l’ora di pensare a un sequel!

Secondo lei oggi si parla troppo poco del mondo dei fumetti sugli altri media? Si trova d’accordo quando lo definiscono un mondo ormai di nicchia?

Tutt’altro: grazie ai manga, i fumetti dominano il mercato editoriale. Le librerie hanno sezioni sempre più grandi dedicate ai fumetti. Il cinema e le serie TV pescano a piene mani dall’immaginario fumettistico, dalla Marvel alla DC fino a Sandman e a The Boys. Anzi, direi che il fumetto ormai è ovunque… anche se è vero che le edicole stanno sparendo, e che il prossimo grande cambiamento toccherà proprio il fumetto da edicola, secondo me. Ma il fumetto, semplicemente, si evolverà. I media non muoiono: cambiano. E succederà anche al fumetto. Di sicuro, non smetterò di scriverli!

Quali sono i progetti futuri ai quali sta lavorando? Vedremo mai un suo romanzo?

A settembre/ottobre uscirà su Rai Ragazzi Food Wizards, una serie a cartoni animati sull’alimentazione funzionale che ho creato insieme a Luisa Ranieri e Sara Farnetti, prodotta da Zocotoco, MAD Entertainment e Rai. Ho diretto il team di scrittura (con me, Michela Cantarella, Giacomo Carnaghi, Mariano Rose, Manfredi Toraldo e Massimiliano Valentini)  e scritto vari episodi, divertendomi moltissimo! In più a settembre usciranno anche La smagliante Ada 3, un fumetto sulla SMA patrocinato da Roche Italia e scritto da me con Danilo Deninotti e Giorgio Salati, disegnato da Giuliano Cangiano, Mattia Surroz, Gianfranco Florio e Luca Usai. Infine, a settembre uscirà anche Le Gocce, una graphic novel per Shockdom: sceneggiatura mia, idea e disegni di Stefano Zanchi. Tutti progetti di cui sono molto felice, devo dire! Quanto al romanzo… ci sto pensando su, ma è troppo presto per parlarne!