Approdi

Tabacco: il più antico utilizzo risale a 12.300 anni fa

Foglie di tabacco lasciate essiccare

di Roberta Giannì

Il tabacco accompagna l’uomo da tempi molto antichi. Starsene seduti a fumare, magari dopo una giornata particolarmente stressante oppure in un momento di convivialità con amici o parenti attorno allo stesso tavolo, è qualcosa che tutti abbiamo fatto, oppure, se non dediti al suo consumo, abbiamo visto.

Il consumo di tabacco, tuttavia, nel contesto sociale non è qualcosa di strettamente legato al mondo odierno: a testimoniarlo è un articolo pubblicato lo scorso febbraio sulla rivista Nature Human Behaviour che illustra le scoperte di alcuni archeologi nel sito di Wishbone.

Gli studiosi, a seguito di attività di scavo, hanno difatti riportato alla luce i resti di un focolare in cui erano conservati i frammenti carbonizzati di quattro semi di tabacco. Il focolare è stato datato a 12.300 anni fa ed è relativo a un gruppo di cacciatori-raccoglitori presenti in quell’area in quel periodo. I semi, rinvenuti assieme a manufatti in pietra e ossi di volatili – probabili resti di un pasto consumato attorno a quel focolare – smentiscono la teoria secondo cui le prime evidenze di utilizzo di tabacco siano visibili 3300 anni fa.

Tabacco: origini e diffusione

Il tabacco, nel corso della storia, si inserisce nella lista dei prodotti naturali maggiormente – e volutamente – ricercati dall’uomo allo scopo di alterare il proprio stato mentale: oltre ad esso vi sono il caffè, oppiacei, alcool, tè, piante e funghi psichedelici. Consumato da milioni di persone in tutto il mondo, in principio era diffuso tra le popolazioni native del Nord e del Sud America.

A seguito dell’approdo sul continente da parte di Cristoforo Colombo e del suo equipaggio nel 1492, il suo consumo iniziò a diffondersi nel territorio europeo: nel 1518 arrivò in Spagna e un anno dopo era conosciuto in Germania. Nel 1558 il Portogallo coltivava piantagioni di tabacco che poi portava in India e in Africa orientale e, nel 1600, era ormai noto a tutto il mondo. I nativi americani, dai quali tutto è partito, fanno ancora oggi largo consumo di tabacco, fumandolo o masticandolo, così come il resto della popolazione mondiale in cui si è diffuso tra il 1500 e il 1600[1].

La pianta di tabacco appartiene alla famiglia delle Solanacee; sono 70 le specie di piante di tabacco ad oggi note, quasi tutte originarie del Sud America[2]. Tra queste, la Nicotiana tabacum (la più nota sia economicamente che socialmente) e la Nicotiana rustica sono specie domesticate.

Le sue foglie, come ormai è ben noto, erano e sono attualmente fumate attraverso pipe, sigari e sigarette, oppure vengono masticate e, in alcuni casi, anche ingerite. L’utilizzo di tabacco è caratteristico di un contesto sociale di comunità, spesso legato anche ai rituali propri di una popolazione, che mirano al raggiungimento di stati mentali alterati: basti pensare ai nativi americani nei territori compresi tra il Canada del Nord e il Panama, i quali utilizzano la N. tabacum e la N. rustica come narcostimolante per alterare il proprio stato mentale.

Nell’America sud-occidentale, i territori del New Messico, Arizona, Colorado e Utah sono quelli che hanno restituito il maggior numero di testimonianze archeologiche inerenti al consumo di tabacco da parte di antiche popolazioni. Nel corso delle ricerche, gli archeologi hanno rinvenuto la presenza di tabacco in diverse forme, dai semi ai residui di nicotina a polline o steli[3].

La più antica presenza di tabacco fu datata a 3300 anni fa, grazie al rinvenimento in Alabama di residui di nicotina all’interno di una pipa; tuttavia, a seguito del ritrovamento dei semi di tabacco nel sito di Wishbone, gli archeologi hanno dovuto rivedere questa datazione, spostando dunque la più antica testimonianza di utilizzo di tabacco a 9000 anni prima.

Il sito di Wishbone

Nello Utah del nord, tra il Great Salt Lake e i confini del Nevada, si trova un grande deserto di sale. Il deserto è ciò che rimane di un grande lago, il Lago Boneville, prosciugatosi parzialmente migliaia di anni fa; è attraversato da piccole catene montuose come i monti Cedar e le Silver Island Mountains. Lungo il confine occidentale, si mostra poi il Pilot Peak, che segna il confine tra Utah e Nevada.

Great Salt Lake

Daron Duke, direttore del Far Western Anthropological Research Group a Henderson, in Nevada, setaccia da oltre vent’anni la bianca distesa gessosa del Great Salt Lake Desert, dove l’erosione del vento è decisamente un’importante alleata nella ricerca di un’antica presenza umana.

Wishbone si colloca lungo il delta dell’Old River Bed. Il sito deve il suo nome alle furcule dei volatili che gli archeologi hanno rinvenuto nel focolare: la furcula, detto anche osso dei desideri (wishbone), è un pezzo osseo impari presente negli uccelli, costituito dalla fusione delle due clavicole[4].

La furcula: presente nei volatili, è costituita dalla fusione delle clavicole.

È un sito affiliato a un complesso archeologico denominato Western Stemmed Tradition e presente all’interno del territorio dei Goshute: la popolazione, il cui nome significa “popolo del deserto”, vive da sempre nella regione sud-occidentale del Great Salt Lake Desert[5].

Il complesso archeologico è riferibile al periodo di transizione dal Pleistocene all’Olocene e si caratterizza di piccole punte in pietra di cui le più antiche, associate alla cultura Haskett – identificate nel focolare di Wishbone -, hanno una datazione contemporanea a quelle della cultura Clovis, i cui manufatti sono stati ampiamente rinvenuti in tutto il continente.

La produzione di punte Haskett e Clovis rimanda a popolazioni di cacciatori-raccoglitori che, annualmente, si muovevano su grandi distanze, cacciando quella megafauna che, verso la fine del Pleistocene, stava lentamente scomparendo.

La scoperta dei resti del focolare risale al 2015: gli archeologi hanno rinvenuto una macchia scura e, per la presenza di ossi animali e di strumenti, hanno subito ipotizzato di avere davanti i resti di un focolare, acceso anticamente da un piccolo gruppo di persone che probabilmente lo aveva utilizzato per diverse notti.

La posizione del focolare relativamente agli oggetti rinvenuti dagli archeologi nel sito di Wishbone (Duke, D., Wohlgemuth, E., Adams, K.R. et al. Earliest evidence for human use of tobacco in the Pleistocene Americas. Nat Hum Behav 6, 183–192 (2022). https://doi.org/10.1038/s41562-021-01202-9).

Dopo un’attenta selezione, gli studiosi hanno individuato un campione di manufatti Haskett più una punta rotta di ossidiana, 2.062 frammenti ossei bruciati, 19.071 tra ossi e frammenti ossei non bruciati, sette strumenti per il taglio e la raschiatura, frammenti di guscio d’uovo, 41 pezzi di detriti derivati dalla lavorazione litica e un manufatto osseo inciso dall’uomo forse legato alla produzione di perline[6].

Infine, sono stati isolati i resti carbonizzati dei quattro semi di tabacco; la datazione al radiocarbonio del carbone di legno di salice (anch’esso rinvenuto tra i resti del focolare) ha datato il tutto a 12.300 anni fa.

I semi di Nicotiana rinvenuti a Wishbone e le relative misurazioni (Duke, D., Wohlgemuth, E., Adams, K.R. et al. Earliest evidence for human use of tobacco in the Pleistocene Americas. Nat Hum Behav 6, 183–192 (2022). https://doi.org/10.1038/s41562-021-01202-9).

Per l’area in cui sono stati rinvenuti e per le analisi del contenuto dello stomaco dei volatili (identificati come anatre) intorno al focolare, i semi, appartenenti a una specie selvatica, sono stati con certezza associati all’uomo: le anatre avevano infatti ingerito soprattutto vegetazione degli stagni, e il tabacco rinvenuto non faceva riferimento a piante che crescevano nell’area in cui è stato poi rinvenuto il focolare.

La conclusione, quindi, è che il gruppo che si era fermato in quella zona e aveva acceso il focolare intorno al quale si era poi riunito, aveva portato con sé e poi utilizzato questi semi di tabacco. “Gli indigeni erano botanici per eccellenza” ricorda Duke. “Erano bravi a capire cosa fare”[7].

L’uso di tabacco 12.300 anni fa

La scoperta di resti di semi carbonizzati di tabacco nel Great Salt Lake Desert costituisce sicuramente un pezzo chiave nella storia del continente americano: ad ora rappresenta la più antica testimonianza di utilizzo di tabacco da parte dell’uomo. Duke e il suo team, tuttavia, non sono ancora ben in grado di definire con certezza le modalità di tale utilizzo, limitandosi dunque a qualche ipotesi plausibile.

Il tabacco rinvenuto a Wishbone, essendo quest’ultimo situato in una zona dove non cresceva la specie ritrovata, fu portato da coloro che accesero e fecero uso del focolare. I semi ritrovati collocano l’utilizzo di tabacco da parte dell’uomo già prima dello sviluppo dell’agricoltura nel Nord America e della coltura delle specie domesticate di N. tabacum e N. rustica.

L’ipotesi di Duke è quella che i cacciatori- raccoglitori che ne fecero uso conoscevano la pianta e la inserivano in una loro dieta alimentare insieme ad altre risorse (derivanti soprattutto dalla caccia) utili alla sopravvivenza[8].

Dare una risposta definitiva sulle modalità di utilizzo non è possibile, soprattutto per il mancato rinvenimento di pipe nell’area di scavo. Anna Maria Mercuri, archeobotanica e docente di botanica sistematica dell’Università di Modena e Reggio Emilia propone un’ipotesi differente.

Secondo quanto afferma, l’aver rinvenuto i semi nel focolare è un’evidenza del fatto che le piante siano in qualche modo state avvicinate al fuoco per emanare profumo e sostanze psicoattive. Ricorda infatti come l’utilizzo di piante per scopi rituali sia collegato alle evidenze etno-botaniche attuali, dunque è molto più probabile il loro utilizzo in questo senso più che a scopo alimentare[9]. 

Nonostante il tabacco di Wishbone abbia generato tra gli studiosi più domande che risposte, il suo rinvenimento costituisce un elemento chiave nella storia delle antiche popolazioni del continente americano. Solo ulteriori indagini anche in altre aree possono ben delineare l’origine del rapporto tra l’uomo e il tabacco.

“Il tabacco era una delle piante più importanti utilizzate dalle comunità indigene nel passato e ha ancora un grande significato oggi” afferma Stephen Carmody, antropologo della Troy University in Alabama[10].

Nel frattempo non possiamo fare a meno di pensare come quest’ultimo costituisca l’ennesimo legame dell’uomo moderno con il suo passato.


Bibliografia essenziale

Duke, D., Wohlgemuth, E., Adams, K.R. et al. Earliest evidence for human use of tobacco in the Pleistocene Americas. Nat Hum Behav 6, 183–192 (2022). https://doi.org/10.1038/s41562-021-01202-9.

Winter, J. C. in Tobacco Use by Native North Americans: Sacred Smoke and Silent Killer (ed. Winter, J. C.) 9–58 (Univ. of Oklahoma Press, 2000)


[1] Winter, J. C. in Tobacco Use by Native North Americans: Sacred Smoke and Silent Killer (ed. Winter, J. C.) 9–58 (Univ. of Oklahoma Press, 2000)

[2] J.N. Cerasoni, Origini e Storia del Tabacco Dalla domesticazione fino al X Secolo, Academia.edu, 2015

[3] Winter, J. C. in Tobacco Use by Native North Americans: Sacred Smoke and Silent Killer (ed. Winter, J. C.) 9–58 (Univ. of Oklahoma Press, 2000)

[4] www.treccani.it/enciclopedia/furcula/

[5] utahindians.org/archives/goshute/history.html

[6] Duke, D., Wohlgemuth, E., Adams, K.R. et al. Earliest evidence for human use of tobacco in the Pleistocene Americas. Nat Hum Behav 6, 183–192 (2022). https://doi.org/10.1038/s41562-021-01202-9

[7]www.lescienze.it/news/2021/10/14/news/tabacco_dipendenze_antropologia_america_archeologia_sostanze-4973743/

[8] Duke, D., Wohlgemuth, E., Adams, K.R. et al. Earliest evidence for human use of tobacco in the Pleistocene Americas. Nat Hum Behav 6, 183–192 (2022). https://doi.org/10.1038/s41562-021-01202-9

[9]  ilbolive.unipd.it/it/news/nostri-antenati-usavano-tabacco-ben-prima-quanto

[10] www.lescienze.it/news/2021/10/14/news/tabacco_dipendenze_antropologia_america_archeologia_sostanze-4973743/